Da
quando è iniziata la cosiddetta pandemia da Covid19, nel movimento comunista si
sono presentati due schieramenti marcatamente distinti. Uno, di gran lunga
maggioritario, ritiene che la pandemia sia effettivamente tale, che i dati che
vengono forniti dai governi borghesi tramite i loro apparati tecnico scientifici
e i loro mezzi di propaganda siano reali e anzi, alcuni sostengono, addirittura
sottostimati in merito alla gravita degli effetti del virus, alla sua
diffusione e al numero di decessi da esso provocati. L’altro schieramento, decisamente
minoritario, mette in dubbio la veridicità di questi dati e la validità dei
metodi e dei criteri per mezzo dei quali essi vengono prodotti e diffusi.
Tale
divisione non è di poca importanza perché sulla base dell’una o dell’altra
posizione le organizzazioni e i singoli compagni si mobilitano in misura
differente, a volte radicalmente differente. Il contenuto del lavoro di
propaganda e di formazione/informazione rivolto ai lavoratori e alle masse è
differente tra uno schieramento e l’altro e quindi differente è la mobilitazione
che da questo lavoro deriva. La stessa lettura che viene fornita a proposito
delle concezioni e del ruolo nella lotta di classe proprie del nostro nemico
sono diverse. Diverso anche il metodo di lavoro organizzativo. Non è insomma
una mera questione di lana caprina.
Non
di poco conto è anche il fatto che gran parte del primo schieramento battezza
il secondo come una schiera di negazionisti,
accostandolo quindi offensivamente ai neonazisti che negano l’olocausto
(shoah).
Nonostante
ciò noi pensiamo che sia un problema interno al movimento comunista (e non
solo) e che il suo superamento sia utile per lottare con maggiore efficacia
contro il comune nemico di classe.
Chi
scrive “appartiene” (il termine è una forzatura perché non esiste nessun presupposto
organizzativo, ma è per intenderci) al secondo schieramento. Vogliamo quindi
porre una premessa che ci auguriamo possa servire a superare l’atteggiamento
settario e distruttivo, derivante dal metodo che riteniamo sbagliato di
battezzare chi non concorda con le tue opinioni con termini utili solo a
stroncare il dibattito, anziché promuoverlo. Non siamo negazionisti:
riconosciamo che esiste un problema di salute pubblica che si manifesta in gran
parte del mondo e che la gravità di questo problema è accentuata dall’epidemia
influenzale iniziata alla fine del 2019, battezzata poi Covid19. Quello che non
riconosciamo è il sistema di valutazione del problema specifico (questa
epidemia influenzale), le misure che la maggior parte dei governi borghesi continua
a mettere in campo per “farvi fronte”, cosa esse significano e come
contrastarle.
Noi
crediamo altresì che tra i nostri due schieramenti non vi sia un disaccordo
sostanziale in merito al fatto che i governi borghesi
1.
sono
trent’anni che smantellano il servizio sanitario in tutte le sue forme,
favorendo la privatizzazione, lasciando deteriorare le strutture pubbliche,
creando di fatto una sanità per ricchi e una (indecente) per i poveri, creando
una situazione che, in contingenze come questa, provocano ancora più vittime;
2.
non
fanno fronte adeguatamente al problema sia sanitario che economico generato
dalle misure da loro stessi imposte in questa fase e dalle caratteristiche del
sistema capitalistico;
3.
ne
approfittano per mettere in campo (nella speranza che possano essere poi
mantenute) misure più stringenti di controllo e misure di ulteriore limitazione
delle libertà di espressione, di movimento, di organizzazione e di lotta dei
lavoratori e delle masse;
4.
che
da questa “ristrutturazione” ne possano derivare grandi utili (economici e di
influenza politica) per una parte dei maggiori gruppi imperialisti del pianeta,
a discapito dei lavoratori e degli altri elementi delle masse popolari che per
campare sono costrette a lavorare (partite iva, artigiani, lavoratori autonomi,
piccole aziende, ecc.).
Fatta
questa premessa entriamo nel merito delle divergenze contando che altri
compagni o organizzazioni diano il loro contributo per approfondire il tema ed
individuare una possibile unità di lotta.
Questioni
di metodo: la lotta di classe non va in lockdown
Chiunque
voglia opporsi nei fatti, non solo a parole, contro il sistema capitalista,
deve accettare il fatto di essere in guerra contro la borghesia, che è la
classe che personifica questo sistema. Se non concepiamo il nostro ruolo in
questi termini siamo destinati alla sconfitta. Sminuire la portata della lotta
di classe in corso è tradire gli interessi, prima ancora che le aspettative, di
tutti gli sfruttati del mondo. Ci piaccia o meno bisogna chiamarla e vederla
come una guerra: di fatto questo è.
Intorno
alla fine degli anni ’80 Altan fece una vignetta in cui l’operaio Sbison dice all’operaio
Cipputi: «Cippa, la lotta di classe è finita» e Cipputi risponde: «Bisogna
dirlo all’Agnelli, che non continui, all’oscuro di tutto». Questa vignetta
rappresenta bene l’errore nel quale corriamo continuamente il rischio di cadere
quando tendiamo, anche inconsapevolmente, a vedere la borghesia come una classe
che “ogni tanto” è superpartes. Cipputi ci mette in guardia: se smettiamo noi
di combattere questa guerra, il nostro nemico continuerà a combatterla… e
vincerà.
Ma
cos’è una guerra in fin dei conti? Una guerra non è solo fuoco e
mitragliatrici: è anche gioco di potere, alleanze, imbrogli, falsità profuse a
piene mani al fine di disorientare, distrarre, indebolire il nemico. In questo
la borghesia è maestra. Ha strumenti ed esperienza per ottenere il grosso dei
risultati combattendo sul campo “non cruento” dello scontro. Per esperienza la
borghesia ha capito che scendere sul terreno dello scontro aperto significa
correre il rischio di perdere tutto. La Rivoluzione d’Ottobre, la Rivoluzione
Cinese, la stessa Resistenza al nazifascismo e tutte le altre vittoriose lotte
per la liberazione dal giogo capitalista glielo hanno insegnato. Molto meglio
per la borghesia, fin che può permetterselo, adottare la controrivoluzione
preventiva, con tutto il suo arsenale di distrazione di massa, di inquinamento
della realtà, di controllo e di condizionamento delle coscienze e di
repressione mirata contro le teste calde più o meno organizzate, prima che si
trasformino in un problema più serio.
Questo
però non significa che oggi la borghesia sia una classe che scenda a più miti
consigli, che non sia disposta a fare di tutto per difendere i propri interessi,
anche le cose più subdole. Quanti massacri si stanno perpetrando nel mondo in
nome del profitto? Quanti morti di fame, di guerra, di malattie curabili ci
sono ogni giorno nel mondo proprio a causa delle manovre che la borghesia mette
in campo per tenere a galla il suo odioso sistema? Milioni, ogni giorno
milioni! Pensate che solo per fame (non per una malattia ancora non curabile!
Ma per fame!) ogni giorno muoiono circa 12.000 persone di cui 8.000 bambini.
Ogni santo giorno del cazzo muoiono 8.000 bambini! Perché non hanno un merdoso
pezzo di pane che noi a volte buttiamo pure nella spazzatura perché si è fatto
secco. Vuol dire la bella cifra di 4.380.000 persone ogni anno!
Allora,
cari compagni, entriamo pure nel merito di un altro epiteto (stavolta
fortunatamente meno offensivo) che viene attribuito a chi mette in dubbio i
fondamenti che di questa epidemia la borghesia sciorina ogni minuto sui media.
Siamo complottisti? A che serve accusarci di complottismo? Non è forse come
fare il coro con Sbison sulla fine della lotta di classe?
A
proposito dell’accusa di complottismo
Non
siamo nemmeno complottisti. La borghesia, a nostro avviso, non è una classe
bella unita e compatta che procede in file ordinate contro di noi; che ordisce
piani e complotti ben studiati a tavolino per attuare i suoi interessi. Ben
inteso: fa anche questo ma non solo e nemmeno principalmente e soprattutto non
lo fa compattamente. La borghesia è invece una classe divisa al suo interno.
Anzi: spesso sono proprio le battaglie combattute tra le varie sue fazioni
l’una contro l’altra che arrecano i danni peggiori all’umanità: dal massacro di
innocenti, alla devastazione del pianeta, alle guerre. Non è quindi una classe
in grado di fare grandi piani in favore dei suoi complessivi interessi come
fosse un unico organismo. Però è una classe composta da elementi (singoli
individui, élite, governi, lobby di potere, organismi repressivi, di
propaganda, di controllo, ecc.) che hanno sufficiente esperienza per coordinare
in una certa misura delle risposte quasi “automatiche” a certe situazioni.
Nella
repressione, ad esempio ed in particolare contro il movimento comunista, esiste
un ben rodato sistema che vede una buona sincronia tra i soggetti, gli
apparati, le strutture di cui il sistema borghese di gestione della società e
di difesa degli interessi dei padroni è dotato. Ad esempio non c’è bisogno che
due padroni si mettano d’accordo per vederli schierati tutti e due come un sol
uomo contro i loro rispettivi operai che lottano per difendere i loro diritti.
C’è un istinto di classe che li guida!
Il
modo di produzione capitalista attuale non è lo stesso di 100 anni fa. Lo
sviluppo imperialistico non consiste solamente nell’estensione del dominio del
capitale su tutto il pianeta, ma anche della accresciuta capacità della
borghesia di “amministrare” in una certa misura i propri interessi a dimensione
globale, pur permanendo le divisioni al suo interno. “La concatenazione della funzione strategica imprenditoriale con i
modelli decisori istituzionali dà vita ai processi comunicazionali devianti. Si
tratta di veri piani esecutivi con fasi di controllo, che si riversano sui
lavoratori e sulle soggettività presenti sul territorio, caratterizzando la
nuova fase di gestione del capitalismo, ormai orientata al dominio tecnico-sociale
dell’intero corpo sociale in un ambito di competizione globale totalizzante.”
L. Vasapollo, Trattato di economia
applicata, pag. 20, ed. Jaca Book 2007.
Non
c’è bisogno che la borghesia tutta si sieda a tavolino e prepari un piano
“Covid19”: è sufficiente che una fazione molto potente prenda l’iniziativa, che
alcuni soggetti e istituzioni colgano l’occasione, anche in modo scoordinato e
che altri si accodino (perché la borghesia ha egemonia culturale), affinché una
reale e forse un po’ più grave epidemia influenzale risulti un’ottima occasione
per volgere la partita a favore di alcuni soggetti sociali e a danno di altri. Carpe diem!
Proprio
come per noi viene spontaneo schierarci dalla parte degli operai e contro i
padroni anche istintivamente, prima ancora di conoscere la materia specifica del
contendere. Sono gli anni di esperienza di lotta che ci insegnano come vanno di
solito le cose.
A
volte però possiamo prendere delle cantonate. E questa è a nostro avviso una di
quelle volte. Ora però non è che noi “negazionisti” accusiamo voi compagni del
primo schieramento di essere dei borghesi o dei padroni solo perché,
involontariamente, gli fate da megafono su un tema così rilevante. Noi
guardiamo la realtà con la lente dell’analisi di classe: dalla parte degli
sfruttati eravate prima e da quella parte volete ancora essere. Ma non sempre
si imbocca la via giusta e a volte è necessario discutere più a fondo i
problemi senza sparare sentenze che minano il dibattito e favoriscono solo il
nostro comune nemico (a proposito dell’accusa di complottismo si veda anche più
avanti il capitolo Cos’è la scienza).
Come
affrontare le divergenze tra i due schieramenti?
Prima
ancora di addentrarci nell’analisi dei dati e delle contraddizioni dichiariamo
subito cosa secondo noi bisognerebbe fare per affrontare la situazione attuale
almeno in termini di chiarimento e confronto interno al fronte anticapitalista
(l’analisi dei dati serve a sostegno di questa proposta):
1.
non
fidarsi del nostro nemico e prendere sempre come probabilmente falso quello che
dice. In fondo sappiamo bene che esso fa ben di peggio che raccontare balle!
2.
sviluppare
un’analisi concreta della situazione concreta basata sui dati di cui siano
dichiarate le fonti, individuando canali differenti e dando ascolto soprattutto
a quelli che, per quanto ne sappiamo, non sono controllati direttamente dal
regime;
3.
sviluppare
un dibattito tra compagni, comitati, organizzazioni che tenga conto
dell’analisi di cui al punto 2 e che miri anche ad una effettiva verifica di
quanto raccolto;
4.
indicare
ipotesi realistiche di possibili sviluppi della situazione e quindi definire il
che fare, muovendosi anche su terreni diversi stante la diversità di approccio
che caratterizza comunque ogni soggetto disponibile al confronto.
Entriamo
ne merito dei dati.
Anche
se non siamo ancora esperti, anzi: proprio perché non siamo ancora esperti,
dobbiamo dare ascolto alle mille voci dissonanti rispetto al mainstream
borghese. Perché è più probabile che tra quelle voci vi sia qualcosa di più
corrispondente al reale. La borghesia, con i suoi governi, i suoi apparati, i
suoi servi si adopera per far passare una visione adatta agli interessi suoi.
Riportiamo
qualche dato fornito dallo stesso regime (a dimostrazione della
contraddittorietà delle regole imposte). A fine aprile 2020 scrivemmo una
lettera che analizzava la situazione in quel momento e sollevammo un problema
al quale nessuno nell’ambito del movimento comunista diede una risposta. Allora
dicevamo:
“Stagione
influenzale 2014/15 in Italia oltre 20.000 morti; stagione influenzale 2016/17
quasi 25.000 morti. Sono due cifre significative che dimostrano, se sono vere,
che la pandemia è una montatura. Perché tre anni fa e due anni fa non c’è stato
il lockdown e quest’anno già quando eravamo a 4000 morti lo hanno imposto?
Allora non ce ne fregava un cazzo dei morti e oggi siamo diventati
ipersensibili? I 25.000 di oggi valgono di più dei 25.000 del 2017? Se i morti
di oggi diventeranno 30.000, cioè 5.000 in più del 2017, perché la differenza
di 5.000 morti tra le epidemie influenzali 14/15 e 16/17 non ha portato al
lockdown di quest’anno?
Sarebbe importante
capire cosa c’è di vero in questi dati, dato che la “pandemia” sta sconvolgendo
la vita di milioni e milioni di proletari, poveri, migranti, ecc. ecc. Se anche
non ho i mezzi per dimostrare se è vera o no, devo pur tener conto che la
fonte di questi dati è la stessa (ISTAT) che oggi mi dice che “siamo
arrivati alla terribile somma di 25.000 morti con il Codiv19”. Quand’è che ci
raccontano una balla? Perché basiamo la nostra attività sulle balle che ci
raccontano?”
A
che punto siamo ora con il procedere dell’epidemia da Covid19?
Rispetto
all’analisi del primo periodo (la “prima ondata”) i dati forniti dall’Istituto
Superiore di Sanità (attraverso il suo portale Epicentro https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-decessi-italia sembrerebbero ora giustificare
maggiormente le preoccupazioni del primo nostro schieramento. Oggi abbiamo superato
i 60.000 decessi: non sono cosa di poco conto. Queste cifre si riferiscono però
ad un periodo che va ben oltre quello che viene adottato per ogni epidemia
influenzale. Qui siamo già nell’anno successivo di riferimento. Siccome nel
2016/17 abbiamo visto che i decessi attribuibili alla epidemia influenzale di
quel periodo sono stati 25.000, va da sé che se a febbraio/marzo ci fermeremo
alla cifra di 70.000 ci troveremmo di fronte ad un aumento di decessi per
influenza del tutto paragonabile all’aumento che vi fu tra il 2014/15 (15.000) e
il 2016/17 (25.000), ovvero 10.000 in più ogni anno; aumento rispetto al quale
nessuno sollevò alcuna preoccupazione di sorta. Anche in questo caso si tratta
di morti di serie A e di morti di serie B?[1]
Inoltre bisognerebbe pur prendere in considerazione il fatto, ormai arci noto,
che improvvisamente si muore solo per Covid19 e quindi questi dati sono palesemente
gonfiati. Vai in ospedale per una qualsiasi patologia e ti fanno il test PCR
(il famoso tampone): se risulti positivo (cioè se ti riscontrano una qualsiasi
traccia riconducibile ad un qualsiasi coronavirus, perché è questo che rileva
il PCR!) e poi muori a causa di altre patologie, entri comunque nell’elenco dei
decessi Covid19.
In
ogni caso, osservando gli Indicatori Demografici ISTAT le cause
principali di decesso in Italia (gli ultimi dati aggiornati disponibili sono
relativi al 2017, su un totale di morti pari a 640.480) è legato a malattie del
sistema circolatorio. Tra ischemie, infarti, malattie del cuore e
cerebrovascolari muoiono più di 230.000 persone all’anno. In seconda posizione
troviamo i tumori, che causano la morte di più di 180.000 persone.
I
numeri tengono conto delle morti in tutto il territorio nazionale e di tutte le
età:
Decessi
per tipo di patologie in Italia nel 2017:
malattie
del sistema circolatorio: 230.283
tumori: 186.495
malattie
del sistema respiratorio: 52.905
malattie
del sistema nervoso: 30.404
malattie
endocrine e metaboliche: 29.199
disturbi
psichici e comportamentali: 24.252
cause
esterne di traumatismo e avvelenamento: 24.027
malattie
dell'apparato digerente: 22.782
malattie
infettive e parassitare: 13.785
malattie
dell'apparato genitourinario: 11.921
malattie
del sistema osteomuscolare e del tessuto: 3.601
malattie
della cute e del tessuto sottocutaneo: 1.399
malformazioni
congenite ed anomalie cromosomiche: 1.203
complicazioni
della gravidanza, del parto e del puerperio: 10
e
poi dovremmo introdurre le cause malattie iatrogene (40.000 all’anno), che non
sappiamo come vengono classificate (probabilmente sono incluse nella tabella
secondo la causa di morte del momento).
Come
vengono prodotti i dati relativi all’epidemia? È un elemento importante perché
su di essi si basano le scelte dei governi per stabilire chi deve chiudere, chi
deve stare in casa, chi deve isolarsi dal mondo, chi deve morire senza vedere i
propri cari, ecc. ecc.
L’ISS
tramite il suo Epicentro fornisce settimanalmente l’aggiornamento di questi
dati. Dall’ultimo rilevamento dell’11 novembre leggiamo:
“L’analisi si basa su un campione di 49.931
pazienti deceduti e positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italia. […] La
tabella 2 presenta le più comuni patologie croniche preesistenti (diagnosticate
prima di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2) nei pazienti deceduti. Questo
dato è stato ottenuto da 5.592 deceduti per i quali è stato possibile
analizzare le cartelle cliniche.”
Cioè
solo di 5.592 dei complessivi 49.931 decessi è stato possibile vedere le
cartelle cliniche?! Ma di che stiamo parlando? Perché mai non è possibile avere
un dato minimamente dignitoso di un parametro così importante? Non vi sembra
quanto meno sospetto? Eppure questi dati non vengono forniti.
Dal
rilevamento, nonostante la scarsità di dati, risulta chiaro che la stragrande
maggioranza (il 65,7%) dei deceduti era già affetto da 3 e più altre patologie (oppure
che 84,2% era affetto da 2 o più patologie) e che l’età media dei deceduti era
oltre gli 80 anni, come tutti gli anni precedenti.
Chi
ha lavorato in una casa di riposo (e alcuni di noi lo hanno fatto) sa bene che
quando viene l’inverno i pazienti ricoverati se ne vanno molto più facilmente. È
normale: insieme alla debilitazione dovuta all’età, alla promiscuità e ad altre
patologie esistenti, anche una banale influenza che ai giovani provocherebbe un
raffreddore o qualche giorno di febbre per quei pazienti è invece fatale.
Questo avviene anche con il Covid19.
A
livello mondiale, ogni anno, il virus influenzale colpisce tra il 5 e il 15%
della popolazione adulta, vale a dire da 350 milioni a 1 miliardo di persone.
Siamo ben lontani da queste cifre, eppure guardate cosa stanno combinando i
padroni… neanche questi numeri sono meritevoli di attenzione?
Sempre
a livello mondiale, può essere utile dare un’occhiata ai dati pubblicati dall’OMS
sulle cause di morte nel mondo durante la cosiddetta prima ondata di questo, in
effetti, terribile virus. Questi sono i dati sui decessi nel mondo nel periodo
1° Gennaio - 1° Maggio 2020:
-
Coronavirus:
237.469 (età media 82 anni)
-
Suicidi:
357.785
-
Incidenti
stradali: 450.388
-
Cancro:
2.740.193
-
Malattie
infettive: 4.331.251
Alcuni
altri elementi di incoerenza sospetta
È
ormai sotto gli occhi di tutti - qui non c’è nessun negazionista - che le
misure prese dal nostro governo al pari di quelle di tanti altri governi
occidentali (diremmo meglio imperialisti) sono l’assurdità fatta legge.
Alcuni,
a sostegno dell’idea che la pandemia è reale (e che è proprio una pandemia), mettono in rilievo il fatto
che comunque gli ospedali è vero che si sono intasati, che i morti ci sono
davvero. Quindi il governo starebbe facendo l’unica cosa possibile. Però ci
sono anche tante altre voci di lavoratori della sanità, di medici, di esperti
del settore che spiegano il perché. Naturalmente lo smantellamento del sistema
sanitario pubblico messo in opera da oltre 30 anni è una delle cause
principali. Ma non si può trascurare il fatto che oggi gli ospedali sono
intasati per la campagna di terrorismo che spinge chiunque sia positivo ma
asintomatico (il 95% dei positivi è asintomatico!) o abbia anche solo
l’impressione di qualcosa che non va si reca al pronto soccorso.
Fin
dall’inizio della “pandemia” si è sparsa a gran voce l’idea che la vera
soluzione la troveremo solo quando avremo trovato un vaccino. Ma anche i poco
esperti di vaccini sanno che i virus, in particolare i coronavirus che sono i
tipi di virus responsabili delle cosiddette malattie da raffreddamento
(compreso il banale raffreddore) non rispondono facilmente ai vaccini. Perché?
Semplicemente perché questo tipo di virus, come tanti altri, mutano velocemente
e già solo nell’ambito di una stessa stagione influenzale ne vengono prodotti
diversi tipi differenti tra loro a partire da uno stesso ceppo. Il coronavirus,
per giunta, sembra sia tra quelli che mutano più velocemente e frequentemente.
Quindi qualsiasi vaccino sarebbe eventualmente utile per un virus che già non
c’è più.
Infatti
da quando la vaccinazione anti-influenzale è stata distribuita a tappeto, i
malati e i morti di influenza non sono affatto diminuiti: sono invece
aumentati! Riportiamo un caso di una RSA in cui nessun paziente era affetto dal
Covid19 fino a prima di aver fatto il vaccino influenzale nell’ottobre di
quest’anno. Dopo la vaccinazione oltre 60 ospiti sono risultati positivi!
Quanto meno c’è anche un problema di efficacia del tampone! Cosa rileva questo
tampone? Solo il Covid19 o tutta una vasta gamma di tracce di RNA tipiche di
diversi tipi di coronavirus? “La seconda che hai detto!” come vari virologi e
ricercatori scientifici hanno più volte documentato. Del resto è un fatto noto
a tutta la comunità scientifica che l’inventore del test PCR, Kary Mullis, si è
sempre raccomandato di non utilizzare mai e poi mai questi test a fini
diagnostici. E’ un fatto accertato, questi test producono un alta percentuale di
falsi positivi tra gli asintomatici che poi vengono presentati come “casi”.
Ma,
dissentono alcuni, se fornisco di diversi vaccini il mio sistema immunitario,
comunque lo rendo in grado di affrontare una vasta gamma di possibili virus
futuri. Nemmeno così funziona. Anzi! Proprio bombardando il sistema immunitario
con diversi virus (per quanto indeboliti) ricevo da esso una risposta che è
ancora peggiore del problema che volevo risolvere. Non a caso si vanno
diffondendo in modo esponenziale le malattie autoimmuni. Il nostro sistema
immunitario reagisce in modo sempre più indiscriminato, attaccando anche
cellule sane del nostro organismo (in proposito segnaliamo un interessante
articolo pubblicato su Panorama del 2 dicembre scorso Se dietro il Vaccino (anche del Covid) ci sono i feti).
Perché
ridurrebbe il rischio di contagio mandare tutti a far la spesa al supermercato
e non, invece, nei singoli negozi, sparsi sul territorio su un’area ben più
vasta? Consideriamo pure che ci siano merci che il supermercato può vendere mentre
i negozianti che vendono le stesse merci debbano
tenere chiuso. Non sarebbe più logico lasciare aperte le piccole attività
locali che permetterebbero una minore concentrazione di persone?
In
fabbrica si va tutti insieme vicini vicini appassionatamente (anche nel
tragitto casa lavoro) ad arricchire il padrone, ma al cinema (dove stai zitto e
guardi avanti per due ore) mai e poi mai. Men che meno in teatro o nei musei,
che come si sa sono ben noti luoghi dove tutti si ammassano in orge
appassionate scambiandosi virus e batteri come segni di pace!
I
medici di base non andavano (e ancora non vanno) a casa dei pazienti che così
sono costretti, anche solo per una diagnosi, ad andare ad intasare i pronto
soccorsi.
I
famosi runner, per garantire un maggior distanziamento, dovevano correre vicino
a casa invece che andarsene dove cazzo gli pareva, al fiume o per le strade di
campagna; così si poteva assistere ad un via vai mai visto di gente che correva
intorno all’isolato passando per decine di volte negli stessi posti ed
incontrando per decine di volte altri che facevano la stessa cosa nell’arco di
un solo chilometro quadrato: come criceti rincoglioniti nella ruota!
Gli
orari dei negozi più ristretti, che costringono così il pubblico ad un lasso di
tempo minore in cui concentrare la spesa, e quindi lo costringono ad incontrare
più facilmente altri compratori.
I
supermercati con reparti chiusi, che limitavano quindi lo spazio di mobilità
anziché estenderlo come logica fisica vorrebbe per evitare più facilmente il contatto.
Sono
stati spesi 11 milioni di euro per banchi singoli, quando è ovvio che sarebbe
bastato mettere un solo studente per banco doppio che già si era fatto
distanziamento senza spendere un soldo.
Tutte
misure, queste ed altre che qui non riportiamo, all’apparenza solo ridicole. In realtà rispondono ad interessi sia economici, sia
di distrazione di massa. Il bello e il tragico della faccenda è che queste
misure sono il risultato del sudore e della fatica intellettuale profusa dal cosiddetto
Comitato Tecnico Scientifico!
Nientepopodimeno…
A
noi non preoccupano solo gli oltre 60.000 morti di influenza che vengono contati
oggi da marzo a dicembre 2020. A noi preoccupano anche i 250.000 morti per malattie
cardiovascolari, i 180.000 per tumore e tutti gli altri. È ormai
scientificamente riconosciuto che il cibo di merda industriale che ci fanno
mangiare, il fumo, l’alcool, la vita sedentaria, l’inquinamento, lo stress e lo
sfruttamento del lavoro sono le principali cause di morte nel mondo. Eppure
nessuno alza un dito per affrontare questo problema.
E
ci preoccupano anche tutti coloro che a causa del terrorismo propagato e dello
spostamento di impegno sanitario tutto incentrato sul covid, non hanno potuto
fare analisi, interventi e/o iniziare o proseguire cure per malattie anche
gravi.
Quando
sarà superata questa epidemia, quanti morti di influenza saremo disposti ad
accettare senza cambiare il nostro stile di vita, senza che i governi impongano
delle misure restrittive e di controllo? 25.000? Sì: più o meno possono bastare,
in fondo li abbiamo accettati fino ad oggi senza battere ciglio! Allora
facciamo così: se il prossimo anno, alla prossima epidemia influenzale, la
tendenza dei decessi si dimostrerà contenibile nella cifra di 25.000 potremo
far finta di niente e vivere come abbiamo fatto fino a marzo 2019! Cinico eh?
No: è quello che abbiamo fatto fino ad oggi!
Alcuni
affermano che di fronte a questa pandemia prima di tutto noi compagni dobbiamo
adottare disciplinatamente le misure restrittive imposte dal governo, che
dobbiamo essere un esempio ma soprattutto tutelare la nostra salute di
combattenti. Ma ai compagni che magari da anni fumano come turchi non diciamo
nulla? Se vogliamo essere davvero coerenti dovremmo pretendere e imporre il
divieto di fumare per i militanti. E a fianco di questa misura dovremmo
adottare anche tutte le altre necessarie a tutelarci dai danni provocati dal
cibo di merda, dall’alcool, ecc. ecc. E invece, no, prima di tutto la
mascherina, che tra l’altro, come noto a tutta la comunità scientifica, non
ferma alcun virus e usata così prolungatamente alla cazzo di cane fa pure male,
soprattutto ai soggetti più fragili: anziani e bambini. Fa male non solo
fisicamente: anche psicologicamente il danno sociale è rilevante. Prima
riusciamo a finirla con questa grave pantomima, meglio sarà per tutti.
E’
anche una questione di coerenza. Perché ci dovremmo difendere in modo così
determinato da questa epidemia influenzale e non dovremmo fare nulla per i ben
più gravi ed influenti (in termini di decessi e di peso per le strutture
sanitarie del paese) problemi di salute derivanti dallo stile di vita dannoso,
imposto o meno che sia?
A
proposito della parola d’ordine “fare come la Cina”
Invocare
come esempio di misure adeguate la Repubblica Popolare Cinese vuol dire non
guardare la realtà per quella che è, confondere tempi e categorie, non guardare
neanche i sentimenti delle masse popolari tutte.
Non
abbiamo dati molto affidabili sulla situazione politica e sociale della Cina.
Sia perché la propaganda della sinistra borghese (nei quali si sono ben
distinti i partiti fratelli e cugini proprio di quello che è il partito del
ministro Speranza) in questi anni ha lavorato bene sugli “errori ed orrori” dei
paesi socialisti, sia perché la mancanza di forza del movimento comunista
italiano ed europeo ha fatto si che venissero a mancare (o comunque fossero
ridotti ai minimi termini) rapporti diretti con i paesi socialisti o eredi del
socialismo, rapporti tali da riuscire ad acquisire conoscenze adeguate da
contrapporre alla propaganda della sinistra borghese, tra le masse e nelle
stesse nostre fila. Anche nei vari gruppi rivoluzionari i dubbi di quanto
restasse di socialismo in paesi come Cina o Cuba è uno dei temi rimasti aperti.
Adesso, davanti alla catastrofe capitalista, non possiamo in un batter d’occhio
riscoprire tutti i lasciti del socialismo in Cina senza avere dati seri sui
quali discutere.
Per
quanto ci riguarda, comunque non sappiamo dire con precisione quanto si sia
trasformata la Cina in senso capitalista, quanto di socialismo sia riuscita a
mantenere. Quindi, quando parliamo positivamente delle misure prese in Cina per
il Covid, dobbiamo dare per scontate delle cose di cui non siamo certi. Ma a
parte questa parziale, ma importante, ignoranza possiamo immaginare che la Cina
si sia potuta permettere queste misure stringenti perché il partito comunista
che è al potere lavora per il bene e per gli interessi del proletariato, almeno
in una certa misura, e perciò una buona parte delle masse popolari si fida del
partito, in quanto vero loro rappresentante, e seguono le indicazioni che
vengono date loro in quanto le indicazioni sono a favore del proletariato che
dirige il paese.
Dando
per scontata questa premessa, che ovviamente scontata non è, però non possiamo
neanche accettare che si critichi il governo italiano di fare poco e male e
invitarlo a fare come la Cina. La dittatura del proletariato per i comunisti è
positiva non principalmente perché sia una dittatura (anzi questo è un aspetto
che nell’immaginario comunista andrà prima o poi superato), ma perché è del
proletariato! Quindi quella dittatura ha di positivo il fatto che in essa il
proletariato ha il potere in mano e governa secondo gli interessi suoi e delle
masse popolari tutte. Potremmo dire, per usare una terminologia europea e molto
in voga oggi, per il bene comune.
Ma
se l’Italia facesse come la Cina dovremmo auspicare (come ha tentato di fare il
ministro Speranza) che il governo ci mandi la polizia in casa a controllare
quante persone abbiamo a pranzo? Ovviamente non verrebbero le guardie rosse, ma
la polizia di Scelba (anche se quella non esiste più è comunque la sua erede).
Dovremmo invitare il governo a chiuderci tutti in casa eliminando libertà di
associazione e di pensiero, compreso e prima di tutto il pensiero che vuole
superare proprio il capitalismo? O a rendere obbligatoria una vaccinazione
dimenticandoci che le case farmaceutiche stanno facendo affari d’oro e non
gliene frega un cazzo della nostra salute; dimenticandoci che sono delle
multinazionali capitalistiche assassine?
Insomma
invocare misure più drastiche, come quelle adottate dalla Cina, in un paese
capitalista come l’Italia vuol dire offrire le chiavi di casa nostra al nostro
nemico. Vuol dire non rendersi conto che ciò che ha un significato in un paese
socialista, ne ha uno del tutto diverso in un paese capitalista, cioè vuol dire
saltare completamente il concetto di lotta di classe. Oppure vuol dire credere
che il ministro Speranza, essendo di sinistra, addirittura di LEU, sia il
“compagno” Speranza e che ci stia proponendo soluzioni per il bene delle masse
popolari. Quindi invitarlo a fare un po’
meglio, a essere più deciso, significherebbe fare leva sulla sua parte di
sinistra che ci condurrà verso il socialismo? I vaccini obbligatori per tutti
quindi non sarebbe la fortuna delle multinazionali ma un bene comune da
proteggere (Potere al Popolo ci sta facendo su anche una raccolta firme, evidentemente
PaP ci crede proprio: ci vuole il vaccino per salvarci dalla pandemia).
E
ancora: la nascita delle commissioni contro la fake news non sarebbe una
commissione di censura, ma l’animo buono di Speranza e del PD che ci protegge
dalla cattiva informazione in nome di una scienza neutrale (ma non è la scienza
al soldo del capitalismo?).
Le
limitazioni ai nostri movimenti, alla nostra socialità, al diritto allo studio
ecc. sono per proteggerci da questo presupposto gravisssimissimo virus
influenzale e non un modo per eliminare le conquiste di libertà raggiunte
seppur all’interno di una democrazia borghese?
Incitare
questo governo a fare di più: più censura, più divieti, più oppressione, ci
sembra un ottimo lavoro in favore del nostro nemico, che forse non ci considera
più nemmeno nemici, dato il favore (nei limiti delle nostre piccole forze) che
gli stiamo facendo.
Non
sarebbe invece più sensato unirsi ad altri proletari, lavoratori, artigiani,
intellettuali e sinceri democratici per difendere i diritti e le libertà
conquistati con la Resistenza? Solo se difenderemo questi diritti si potrà
procedere per andare più avanti, e fare poi come la Cina… forse.
Cos’è
la scienza?
A
proposito del famigerato Comitato Tecnico Scientifico (come di ogni organismo e
istituzione scientifica nella società borghese) dobbiamo aprire una questione
importante: cosa intendiamo, come materialisti dialettici, con il termine
scienza?
A
nostro parere occorre un cambio di paradigma nel movimento comunista per
contrastare la tendenza antiscientifica
a prendere per buono tutto quello che viene catalogato dai media come
“scienza”. Con una concezione interclassista del ruolo della scienza nella
società non andremo da nessuna parte.
I
comunisti adottano il materialismo dialettico (MD) come strumento per
comprendere e per cambiare il mondo. Il
materialismo dialettico non è una religione. E’ una concezione del mondo basata
sulla validità, da secoli dimostrata, del metodo scientifico quale strumento di
indagine e di trasformazione del reale. Il MD però non si esaurisce in
applicazione del metodo scientifico. Il MD da una spiegazione giusta dei
processi di trasformazione del reale, afferma che è lo sviluppo delle contraddizioni
il motore che determina la continua trasformazione del reale.
A
fianco del MD Marx ed Engels elaborarono anche il materialismo storico (MS),
che in sintesi è il MD applicato allo sviluppo delle società umane. Con il MS
possiamo comprendere più chiaramente il processo di trasformazione della
società, in particolare individuando la lotta di classe come elemento
fondamentale di ogni trasformazione, da quando si è determinata la divisione in
classe agli albori della nostra storia e perdurante tutt’ora.
Quindi,
da comunisti, dobbiamo sempre avere presente che l’analisi dei fenomeni che
riguardano la nostra società, il modo di produzione capitalistico, non possono
essere compresi se non dando una risposta alla domanda “cui prodest?”, quale classe trae vantaggio da un determinato
processo di sviluppo? Quale classe trae vantaggio dal diffondersi di una
determinata concezione o visione delle cose che ci circondano e ci riguardano?
Tutto questo vale per ogni ambito delle attività umane, compresa la ricerca e
la sperimentazione scientifica.
La
scienza non è un mondo a parte. L’ambito scientifico è composto da individui,
società, istituti, strutture e sovrastrutture (per brevità chiamiamolo apparato scientifico) sottoposte alla
stessa legge che il materialismo storico ha individuato: anche nel mondo della
scienza vige la lotta di classe, non esistono interpretazioni scientifiche non
soggette alla lotta di classe. Questo non significa che non vi siano leggi assolutamente
valide per un determinato contesto di applicazione. Significa però che anche l’apparato scientifico di ogni paese e
complessivamente del mondo intero è storicamente determinato, cioè anche su
esso agisce il procedere della lotta di classe, e quindi anche gli interessi di
classe (il cui prodest di cui sopra).
E
ogni struttura del modo di produzione capitalista che si occupa di veicolare la
conoscenza fa gli interessi della borghesia perché, come ci insegna anche L.
Vasapollo “L’inquadramento crescente
degli organismi strutturati specificamente per potenziare la generazione di
conoscenza (università e centri di ricerca) fa già parte integrante delle
relazioni industriali e trasforma i propri lavoratori pensanti in salariati
sottomessi direttamente ad una relazione capitalista, obbligati ad orientare il
proprio pensiero e la propria coscienza alla produzione di sapere suscettibile
di rapida mercificazione o, se fanno parte di istituzioni pubbliche, eredi
dell’istituzione medievale della libertà di cattedra, sottomessi ad una serie
di pressioni e condizionamenti (finanziari, politici, mediatici, di carriera)
affinché il loro lavoro di produzione di conoscenza si adatti alle necessità
dell’accumulazione del capitale.” (Vasapollo, Prefazione al Trattato di economia applicata,
pag.XXXIII, Jaca Book 2007).
Su
cosa basiamo la nostra conoscenza?
Quando
dai mass media ci giunge la notizia che “il popolo venezuelano si rivolta
contro Maduro reo di aver provocato, in continuità con Chavez, il peggioramento
delle condizioni di vita delle larghe masse”, noi giustamente non è che
prendiamo la notizia per oro colato, anzi: ci diamo da fare per dire come
stanno realmente le cose, basiamo la nostra controinformazione su quanto le
nostre conoscenze storiche e le nostre relazioni internazionali ci permettono
di affermare, denunciamo il tentativo dei paesi imperialisti di bloccare e far
fallire l’esperimento di emancipazione dal capitalismo che il popolo
venezuelano sta sostenendo, ecc.
Noi
ci comportiamo in questo modo perché sappiamo che la lotta di classe si compone
molto spesso di notizie false propagate da chi detiene il controllo dei mass media,
notizie la cui diffusione favorisce gli interessi della borghesia e ostacola
quelli del proletariato. Noi ci chiediamo: cui
prodest?
Quando
ci giunge la notizia, attraverso i mass media, che è stato scoperto un modo per
curare una malattia, la prima cosa che dobbiamo fare è chiederci: sarà davvero
così? Quali effetti sulla vita del proletariato avrà lo sviluppo della
scoperta? Quali conseguenze ha per la lotta di classe in corso? A chi giova
questa scoperta? Cui prodest?
Se
non ci poniamo queste domande noi comunisti non svolgiamo il ruolo che abbiamo
scelto di svolgere, non ci schieriamo dalla parte della nostra classe, dalla
parte del proletariato. Citando ancora L. Vasapollo “Oggi, nell’attuale fase della competizione globale capitalista, vi è la
propensione ad assoggettare il mondo completamente, sotto ogni dimensione non
solo economica, in ogni campo dell’umano, alla configurazione dell’impresa e
del profitto, e chi ne subisce le maggiori conseguenze è l’individuo singolo e
sociale, che si lascia omologare senza opporsi, rinunciando alla sua libertà e
personalità: cosa forse ormai scontata, poiché quotidianamente si ricevono
stimoli a farsi massa omologata, ad assimilarsi all’impero del capitale.”
(Vasapollo ivi, pag.7).
L’atteggiamento
passivo di fronte alle dichiarazioni di supposti indiscutibili “scienziati” che
vengono spacciati per luminari, che spesso sono anche direttamente al soldo
delle lobby farmaceutiche, che vengono presentati dai media come gli unici veri
scienziati, che si arrogano il diritto di radiare dagli albi i loro
concorrenti, è un atteggiamento che ci fa abdicare al nostro ruolo. Ma anche
quando tali scienziati hanno fatto onestamente e in relativa autonomia - che è
sempre relativa l’autonomia di uno scienziato che opera nel modo di produzione
capitalista - il loro lavoro, non è detto che 1. quanto hanno scoperto sia
indiscutibile, 2. quanto hanno scoperto sia solo un vantaggio per il proletariato,
3. non vi siano altri scienziati altrettanto onesti che hanno posizioni
divergenti.
Da
una parte il metodo scientifico, lo sappiamo, trova il suo motore principale di
sviluppo nel mettere in dubbio quanto fino al momento acquisito. Ad esempio
oggi sappiamo che le teorie di Newton hanno una validità relativa, cioè sono
relativamente false, valgono solo entro l’ambito ordinario dei fenomeni con cui
trattiamo nella nostra esistenza “a dimensioni umane”. Indagando più a fondo la
realtà abbiamo scoperto che sia il micro che il macro cosmo seguono leggi
differenti, che contraddicono quelle scoperte da Newton. Le leggi della
relatività generale e ristretta e della meccanica quantistica sono un passo
avanti nella scoperta delle leggi che governano il mondo.
Dall’altra
parte Galilei venne condannato e costretto dal potere costituito a ritrattare le
sue teorie valide. Oppure possiamo considerare il caso del medico Semmelweis la
cui scoperta venne riconosciuta solo postuma.[2]
Nell’ambito
scientifico la lotta per affermare determinate concezioni non è una lotta tra
gentiluomini che credono fermamente nel principio “vinca il migliore”. Essa è
una lotta all’ultimo sangue (antagonista) per affermare le concezioni che
favoriscono l’una o l’altra classe. Quindi non solo gli scienziati che vogliono
svolgere onestamente il loro lavoro, ma ancor più noi comunisti dobbiamo
assumere un atteggiamento critico verso tutto quanto prodotto dall’apparato
scientifico della società capitalista.
La
scienza non è neutra. Se in Tv ci dicono che Burioni ha affermato che i vaccini
sono sicuri e indispensabili, oppure che è in corso una pandemia alla quale non
si può che rispondere con le misure che il governo (borghese) decide, noi
dobbiamo mettere in dubbio queste affermazioni e sviluppare in modo il più
possibile autonomo le nostre ricerche e le nostre valutazioni e proposte. Ci
sono ormai centinaia di scienziati, molti di fama mondiale, che hanno posizioni
differenti o opposte a quelle dei cosiddetti esperti di regime. Come minimo
dovremmo ascoltarli, valutarne la validità e studiare le loro teorie e le loro
scoperte per interpretare la realtà, più di quanto facciamo con gli “esperti”
di regime. Se non altro, proprio perché sono avversati dal regime, dovrebbero
metterci una pulce nell’orecchio.
Da
un articolo di Angelo Baracca pubblicato sulla rivista Contropiano il 25
settembre scorso leggiamo:
“[…]
viene cancellato con un colpo di spugna
l’intensissimo lavoro di ricerca e di elaborazione che a partire dai primi anni
Settanta uno stuolo di compagn* eseguì, sviluppando – anche con aspri scontri
con gli ambienti accademici (anche di sinistra), ma non solo –
dall’impostazione del materialismo storico, che Marx aveva efficacemente
applicato alla critica dell’economia politica, criteri idonei ad analizzare in
modo politicamente pregnante i legami fra il processo di elaborazione della
scienza e il contesto economico sociale, cioè di classe.
È vero che purtroppo oggi non
sembra essere rimasto molto di quell’intensissimo impegno, perché nel senso
comune (e non solo nell’attività degli scienziati, anche “di sinistra”) sembra
avere letteralmente “sfondato” il concetto che l’attività scientifica sia nella
sostanza “neutrale”, indipendente dalle vicende sociali: ma questa non è
ovviamente una buona ragione per cancellare un pezzo di storia che è stata
molto importante, ma soprattutto i suoi risultati molto concreti e attuali.”
Siamo
pienamente d’accordo.
Facciamo
un banale esempio, tanto banale che nessuno è ancora riuscito a darci una
spiegazione seria del perché il metodo di vaccinazione adottato dal regime
funziona come funziona (cioè non funziona!). Vi siete mai chiesti quale
fondamento scientifico ha il fatto di vaccinare a pochi mesi un bambino
iniettandogli 6 o 10 vaccini contemporaneamente e per ben 3 volte solo nel
primo anno di vita? Dal punto di vista medico è un’aberrazione, non ha alcun
senso, se non quello di risparmiare tempo e denaro. Anche supponendo che i
vaccini siano perfetti e che non contengano porcherie, che la loro efficacia e
la loro indispensabilità sia indiscutibile (tutte cose in realtà ancora da
dimostrare e messe in serio dubbio da numerosi esperti), conoscendo il
funzionamento di formazione del sistema immunitario di un neonato, che senso ha
iniettare così presto e tutti contemporaneamente 10 vaccini? Non sarebbe più
logico, come si fa con ogni farmaco, testare un vaccino alla volta e verificare
se tutto procede bene prima di iniettarne un altro? Se non abbiamo, come fino
ad ora pare, una risposta a questa domanda, abbiamo l’obbligo di mettere in
dubbio e combattere questo metodo, che di scientifico ha solo il profitto per
le case farmaceutiche e il controllo della popolazione! Oppure ci schieriamo
con la Lorenzin?
Il
nostro atteggiamento passivo e suddito (“non sono uno scienziato e quindi non
posso metter verbo”) è un grave danno alla causa del proletariato. Noi siamo in
grado di dire la nostra su tante questioni: politica, economia, sociologia,
ecc. ma nel campo scientifico (e in particolare in quello medico) non possiamo
dire nulla. Chi l’ha detto? Perché lasciamo che il nostro nemico di classe
faccia il bello e il cattivo tempo anche in questo campo?
Noi
comunisti (e più in generale chiunque riconosca la necessità di superare la
dittatura borghese) abbiamo il dovere di indagare, di farci un’opinione il più
possibile autonoma da quella che la borghesia vorrebbe far prevalere e dobbiamo
difendere chi, anche se non schierato con noi, si batte per far valere le
posizioni scientificamente più avanzate. “Ma come possiamo dire che sono quelle
le più avanzate?” obietteranno alcuni. Allo stesso modo in cui affermiamo che
il socialismo è un sistema economico e politico più avanzato di quello
capitalista!
Dobbiamo
studiare, indagare, fare inchiesta, mobilitarci e mobilitare per avere una visione
autonoma della realtà. Se non facciamo questo sosteniamo la borghesia, perché
in guerra - e la lotta di classe è una guerra - se non combatti il nemico lo
sostieni.
Quali
cambiamenti sono in corso nel campo della ricerca scientifica nel mondo
attuale?
La
domanda è di troppo grande portata per essere tratta qui. Serve solo come
spunto per avviare un ragionamento. La crisi del modo di produzione capitalista
in corso sta sconvolgendo ogni ambito della società e tale sconvolgimento andrà
via via accentuandosi man mano che le contraddizioni si faranno più acute. La
lotta di classe si acuisce anche nell’ambito della ricerca scientifica.
Allora,
compagni, bisogna che apriamo gli occhi e ci mettiamo seriamente su una
posizione critica e indipendente per capire cosa succede e come far fronte a
questo tentativo di renderci ancora più succubi del sistema borghese. Tra
l’altro per quanto concerne l’affaire coronavirus si tratta veramente di
questioni facenti parte dell’A-B-C della scienza medica. Non occorre un
grandissimo sforzo, una volta liberata la mente dal condizionamento operato dai
mass media e dalle istituzioni borghesi.
Cui prodest? Milioni di lavoratori autonomi
e piccole imprese chiuderanno e ancor più milioni di lavoratori si troveranno
in una condizione disperata, ancor più disponibili a farsi sfruttare e
controllare per un salario da fame e in condizioni ben peggiori di quelle già
pessime di oggi. Mentre le grandi concentrazioni di capitali faranno incetta
delle macerie a buon mercato che gli autonomi e le piccole imprese lasceranno
sulla loro strada. D’altra parte è una fondamentale legge imperialista quella
della concentrazione di capitali nelle mani di pochi. Questa “pandemia” svolge
la funzione di distruggere capitali in eccesso proprio come una guerra,
strumento a cui la borghesia ricorre per tentare di uscire dalle sue crisi
generali per sovrapproduzione, come da anni (ma a dire il vero fin da Lenin)
affermiamo.
Sono
sempre più numerose le voci in dissenso con le posizioni ufficiali, di regime,
da anni consolidate a suon di sovvenzioni delle lobby finanziarie e dei media
succubi della borghesia. Non solo a livello di lavoratori sfruttati e di masse
immiserite dallo sfruttamento e dalla pauperizzazione, ma anche tra gli
intellettuali, tra gli scienziati di ogni settore di ricerca e applicativo. È in
questo senso che riteniamo ci sia bisogno di un cambio di paradigma delle
relazioni tra movimento rivoluzionario, di cui vorremmo essere avanguardia, e gli
esponenti del mondo scientifico che non si schierano supinamente sotto l’ala
della borghesia, quelli che non chinano la testa, che non si mettono la dignità
sotto le scarpe e dicono la loro, che combattono per far conoscere i risultati
del proprio lavoro. Non è cosa da poco, ci vuole del coraggio! E questi medici
e ricercatori stanno dimostrando di averne. Noi comunisti dobbiamo sviluppare
un’alleanza con queste persone e con il movimento che li circonda e di cui
alcuni di noi fanno parte; dobbiamo studiarlo, conoscerlo a fondo, valutarlo
con metodo scientifico; sostenerlo nelle sue battaglie contro le lobby
finanziarie che vorrebbero zittirlo.
Non
è detto che in questo movimento non vi siano anche imbroglioni e opportunisti:
è normale che succeda. Ma noi non possiamo basare il giudizio in merito ad un
movimento osteggiato dal regime borghese su quanto questo stesso regime
sostiene. Tutto il movimento ambientalista da decenni combatte contro la
distruzione del pianeta, almeno in questo campo abbiamo iniziato a costruire
alleanze positive. Ma ci sono anche tanti altri ambiti sui quali non abbiamo
preso posizione o, peggio ancora, abbiamo dato ragione a quanto il regime
afferma, affiancandoci alla borghesia nella denigrazione e nell’occultamento,
lasciando sola (o peggio ancora lasciando spazio alle forze reazionarie) quella
parte di masse popolari che si oppone.
Il
movimento per la libertà di scelta sui vaccini, ad esempio, sta da anni
conducendo una campagna sacrosanta sul diritto di scelta, sul diritto di
conoscenza di quanto viene somministrato obbligatoriamente ai nostri figli e
contro questa obbligatorietà. Il solo fatto che anche giornali filo regime
ammettano che molti medici sono tra i primi a non vaccinare i propri figli dovrebbe
farci alzare le antenne.
Invece
fino ad ora, diremmo con nessuna eccezione, il movimento comunista si schiera
con la Lorenzin, con Burioni, con “Big Pharma”. Quanto ci vuole a capire che
gli interessi delle case farmaceutiche (roba da 7-800 miliardi di dollari
l’anno di fatturato contando solo le più importanti), proprio come avviene per
tutte le imprese capitaliste, fanno i loro interessi sulle spalle delle masse
popolari? E più grandi sono maggiori danni fanno. Ricordiamoci delle numerose
cause e condanne a carico di tante case farmaceutiche.
Per
non parlare poi della (legittima, diremmo noi, per quanto a volte ipocrita)
resistenza a farsi vaccinare da parte di eminenti personaggi che si sono sempre
dichiarati assolutamente pro-vaccini e assolutamente anti-free-vax:
Andrea
Crisanti (direttore del Laboratorio di Microbiologia di Padova): “Senza dati a disposizione, io non farei il primo vaccino che
dovesse arrivare a gennaio contro il Covid"."Normalmente ci vogliono
dai 5 agli 8 anni per produrre un vaccino. Per questo - ha aggiunto - vorrei essere sicuro che questo vaccino sia stato opportunamente
testato e che soddisfi tutti i criteri di sicurezza ed
efficacia: ne ho diritto come cittadino e non sono disposto ad accettare
scorciatoie". “Io sono favorevolissimo ai vaccini, ma questi di cui si parla sono stati sviluppati saltando la normale sequenza Fase
1, Fase 2 e Fase 3. Questo è successo perché hanno avuto fondi
statali e quindi si sono potuti permettere di fare insieme le tre fasi perché i rischi erano a carico di chi aveva
dato i quattrini. Ma facendo le tre fasi in parallelo, uno si porta
appresso tutti i problemi delle varie fasi. Quindi è vero che si arriva prima, ma poi c’è tutto un
processo di revisione che non è facile da fare” (AGI –
20.11.2020).
Paolo
Mieli giornalista, storico: “Lo farei
subito, ma se fossi giovane e dovessi avere figli sarei più cauto. La procedura
ha avuto qualcosa di sospetto, un modo di comportarsi un po' frettoloso. Se
fossi in età di far figli, per prudenza, aspetterei che lo facessero le persone
più anziane. La procedura ha qualcosa di sospetto", ha detto con
riferimento agli annunci molto commerciali delle case farmaceutiche e ai
ricchi guadagni in borsa dei loro dirigenti
(La7 – 20.11.2020).
Maria Rita Gismondo, dottoressa direttrice del laboratorio di
microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze del Polo
Universitario Ospedale Sacco di Milano: “Vaccino
anti-Covid a
gennaio? Per ora assolutamente no». Sebbene abbia certamente
intenzione di vaccinarsi, ma solo «quando
ci sarà un vaccino che
riterrò sicuro», sottolinea
in un’intervista ad Affari Italiani. La dottoressa Gismondo, infatti, nutre
forte scetticismo verso le ultime dichiarazioni del ministro della Salute Roberto Speranza,
definendo la roadmap vaccinale
illustrata dal ministro della Salute quasi «una
soluzione magica». “I vaccini che stanno per essere approvati hanno delle prove
di efficacia, da valutare nel tempo, sull’assenza di effetti collaterali acuti
nel breve periodo. Ma possono indurre delle mutazioni che possono essere viste
molto al di là nel tempo” (Open 3.12.2020).
Burioni
del CTS, alla domanda “Se fosse
disponibile subito lei si vaccinerebbe Pfizer subito?” risponde: “No, non conoscendo i dati nel dettaglio
(soprattutto sulla sicurezza, pur pensando che siano incoraggianti altrimenti
il CEO di Pfizer finirebbe in galera)”. Ricordiamo che Pfizer è una delle
case farmaceutiche più condannate al mondo).
Pierpaolo
Sileri, vice ministro della salute: “Il
vaccino non lo farò a gennaio perché le dosi che arriveranno inizialmente
dovranno essere riservate alla popolazione a rischio. Noi [politici al
governo] non siamo più importanti di
tanti altri. Io non sono più importante di un medico di pronto soccorso o di
medicina generale. Quando ci saranno le linee guida sull’assegnazione delle
dosi in base alla priorità del rischio, quando sarà il mio turno, lo farò”
(Andkronos 26.11.2020).
Giuseppe
Conte, primo ministro: “Io lo farò
senz’altro perché quando sarà ammesso e distribuito sarà assolutamente testato
e assolutamente sicuro. Vorrei evitare di farlo per primo perché vorrei che
fosse messo a disposizione prima per le categorie più vulnerabili, più esposte…”
(La7 23.11.2020).
Fate
voi![3]
Alcuni
anni fa dicevano che noi comunisti mangiavamo i bambini. La stessa classe che
affermava questo dovrebbe oggi insegnarci come funziona il mondo?
Inizialmente
anche noi siamo stati scettici sulla scientificità delle critiche sostenute da
questi movimenti. Poi ci siamo detti: da comunisti non possiamo basare le nostre
idee e le nostre azioni sul quello che sciorina il nemico di classe. Come
minimo dobbiamo sviluppare un’inchiesta autonoma, il più possibile
indipendente. Così ci siamo messi a leggere e studiare il lavoro di alcuni
scienziati affiancati a questi movimenti (Stefano Montanari, Dario Miedico, Giulio
Tarro, Luc Montagner, Stefano Scoglio, Fabio Franchi, ad esempio) e a
frequentare alcune riunioni e iniziative promosse da questi movimenti. Tra il
pubblico, oltre a qualche elemento proveniente o facente parte del movimento
comunista, vi si trovano per lo più soggetti provenienti da esperienze molto
diverse dalla nostra, ma che fanno parte delle masse popolari, che sono
proletari sfruttati, che hanno problemi materiali simili ai nostri, che si
arrabattano nelle stesse difficoltà, che combattono lo stesso regime che
combattiamo noi. Certo, lo fanno senza magari mettere in discussione il modo di
produzione capitalista nel suo complesso, senza una visione generale e
strategica del problema. Ma alcuni invece una visione generale ce l’hanno e la nostra
proposta di società socialista e comunista è molto più vicina alla loro visione,
rispetto a quella capitalista. E comunque, ci siamo detti, ogni forza che
combatte il nemico di classe principale deve essere la benvenuta nel fronte
della lotta anticapitalista.
Noi
possiamo fare dei passi avanti. Mettiamo a confronto apertamente le teorie
borghesi con quelle critiche, invitiamo gli studiosi e i ricercatori più
critici ad illustrare le loro teorie e le loro ricerche, proprio come facciamo
quando chiamiamo i nostri esperti a chiarire come funziona l’economia. Usiamo
la nostra testa, le nostre conoscenze per capire cosa è giusto e cosa è
sbagliato. E quando abbiamo dei dubbi momentaneamente irrisolvibili, evitiamo
almeno di dare per scontato che i padroni abbiano ragione!
Quindi
compagni: il superamento del paradigma di relazione tra noi e la scienza
borghese attuale dobbiamo impostarlo noi stessi: non ce lo fornirà la borghesia
attraverso il suo apparato scientifico; è proprio questo apparato scientifico
che dobbiamo ricusare e superare, unendoci a quanto di meglio il movimento che
si oppone all’oppressione borghese sta producendo e ricavando da esso ogni
elemento utile da avanzare laddove siamo ancora deboli.
Cosa
ci aspetta nel futuro?
Noi
non neghiamo che questo virus sia forse più “cattivo” dei suoi predecessori, ma
vogliamo dimostrare che:
1.
le
misure prese dai governi (sotto suggerimento dei loro comitati
tecnico-scientifici) non risolvono il problema perché il problema è
risolvibile, solo in una certa misura, facendo quello che non hanno fatto fino
ad ora, anche se avevano promesso di farlo e anche se avevano il tempo per
farlo: in tutta l’estate si potevano creare tutte le strutture necessarie
(posti letto, posti in terapia intensiva, medici, pronti soccorso, ecc.) a far
fronte al procedere dell’epidemia influenzale;
2.
che
le ragioni per cui non l’hanno fatto e per cui impongono questo sistema di
controllo e di smantellamento dell’apparato produttivo del paese, fatto di
piccole imprese, artigiani, piccoli commercianti, ecc. è a tutto vantaggio
delle grandi multinazionali del commercio, dell’informatica, della farmaceutica,
dalle quali prendono ordini e soldi;
3.
che
non è assecondando e credendo ad ogni cazzata che i nostri governi sparano che
ci capiremo di più su come realmente stanno le cose e che, proprio per questo
dovremmo smetterla di tacciare di negazionista, complottista e catastrofista
chiunque sollevi più di un ragionevole dubbio; anche perché lo scenario
ipotizzato dai “complottisti” della prima ora si è poi realizzato. Quindi,
faremmo bene ad ascoltarli attentamente;
4.
contrastare
il terrorismo che la borghesia profonde a piene mani, perché la paura immobilizza
le masse.
Un
cambiamento epocale in un sistema economico e politico è sempre accompagnato da
un cambiamento sovrastrutturale: cioè culturale e sociale e questo cambiamento
è in parte guidato e voluto e in parte è spontaneo (per questo l’accusa di complottismo
è ridicola). Il cambiamento che sta avvenendo oggi sul lato sanitario è segnale
di un cambiamento culturale sulla concezione dell’uomo e della sua vita. Questa
tendenza a considerare la salute il bene supremo, considerando la salute come
mancanza totale di malattia e sganciando l’uomo dal suo ambiente naturale -
cioè dalla sua relazione con l’ambiente (virus compresi) - sta comportando un
arricchimento delle multinazionali del farmaco e delle nuove tecnologie e un
continuo abbandono dell’ambiente in cui viviamo: creiamo le condizioni per
ammalarci tutti (vedi ad es. terra dei fuochi) e poi big pharma crea i farmaci
adatti per superare questi problemi con tutte le conseguenze annesse. E’ questo
il tipo di vita che al quale le masse
aspirano? Oppure questo tipo di vita è funzionale ai padroni, quelle veri, che
fanno profitti su tutti gli aspetti della nostra vita?
Sussumere
totalmente l’uomo e la sua vita sotto le leggi di valorizzazione nel capitale
vuol dire fare profitti da ogni aspetto della nostra esistenza, (sesso,
affettività, salute), vuol dire renderci schiavi completamente asserviti al
capitale. L’esempio dei brevetti del genoma umano è lampante. Ma fare profitto
su qualunque aspetto della nostra vita implica un cambiamento nella mentalità,
nei costumi ecc. delle masse affinché questo diventi possibile. Sono le masse
che devono rinunciare a tutto (relazioni affettive, libertà di associazione,
socialità, ecc.) in nome di una supposta salute senza germi e senza virus; sono
le masse che in nome di una salute a tutti costi (purezza?) devono essere
disposti a farsi manipolare il genoma; sono le masse che devono concepire la
loro vita in modo tale che non importa se il mare è inquinato, l’aria è
inquinata ecc., l’importante è fare dei parchi speciali dove puoi incontrarti
con gli scampoli di natura selvaggia… magari a pagamento.
Per
questo davanti alla crisi attuale è importante unire alle lotte per i diritti
dei lavoratori anche la lotta contro il terrore del covid, seguendo i
ragionamenti sin qui fatti (cifre, dati e incongruenze ecc.). Perché questo
terrore con cui ci stanno opprimendo è funzionale a creare una disponibilità ad
un cambiamento nelle nostre vite, un cambiamento che significherà consegnarci
totalmente alla schiavitù del capitale.
A
ben guardare ci sembra di descrivere una realtà distopica, ma non scordiamoci
che quando masse intere furono disposte a perseguitare gli ebrei, ad accettare
campi di concentramento, ad accettare la sterilizzazione dei disabili ecc.,
anche allora poteva sembrare che i più arguti parlassero di una realtà
distopica e fantascientifica. Chi mai avrebbe potuto credere che di li a pochi
anni dai camini dei forni crematori uscisse il fumo di centinaia di migliaia di
corpi di essere umani gasati e poi bruciati perché razza inferiore? Eppure
questo accadde.
E’
quindi possibile che stiamo andando verso una realtà nella quale se non ti
inietti i veleni o i vaccini che big pharma e le grandi corporation
tecnologiche impongono non avrai più la possibilità di viaggiare o di andare a
scuola, come già avviene ora per i bambini i cui genitori non accettano di
fargli iniettare dieci vaccini alla volta, contro malattie tra l’altro spesso
poco aggressive. E in futuro ci verrà impedito di lavorare, di accedere a un
conto in banca, di viaggiare e così via. Fantasia complottista? Noi crediamo
che il nazismo ce l’abbia insegnato dove possa arrivare il capitale e dove
possano arrivare le masse sottomesse ad esso.
Nel
famigerato Comitato Tecnico Scientifico
alcuni sostengono che dovremo in futuro imparare a convivere con questo virus. In
realtà conviviamo da sempre con miliardi di virus e anche i muri ormai sanno che
i virus mutano continuamente. Ma facciamo finta che sia come dicono loro, che
quei capoccioni del Comitato Tecnico Scientifico abbiano indovinato tutto
e che anche i prossimi virus siano così micidiali da provocare decine di
migliaia di morti ogni anno.
Così
posta la questione apre un dilemma di non poco conto.
In
fin dei conti, per brutto che possa sembrare, dobbiamo dare una risposta alla
domanda di cui sopra: quale numero di decessi per influenza siamo disposti ad
accettare per condurre una vita “normale”? Se ci sembra brutto porci questa
domanda, facciamo allora come gli struzzi: mettiamo la testa sotto la sabbia. E
chissenefrega di tutti gli altri morti per fame, guerra, inquinamento, ecc. dei
quali ci ricordiamo solo ogni tanto in qualche nostra bella iniziativa di
denuncia delle malefatte del capitalismo.
Perché
compagni, a guardare bene i comportamenti e le posizioni più diffuse nel nostro
ambito politico, oggi sembra che siamo disposti a fare ferro e fuoco perché non
sopportiamo i morti per il coronavirus, ma allo stesso tempo in tante parti del
mondo migliaia e migliaia di oppressi danno la vita senza esitare per combattere
contro chi ammazza di fame e di guerra i loro figli. Tiriamola fuori la testa
dalla sabbia e con coraggio attrezziamoci concretamente per combattere più
efficacemente contro i responsabili di tutto questo scempio, che sono poi i
personaggi, gli organismi e le istituzioni che abitano in casa nostra (nei
paesi imperialisti). Li abbiamo sotto il naso tutti i santi giorni, rispettiamo
addirittura i loro diktat su cosa sia importante e cosa no per la nostra vita:
nostra e di tutti gli oppressi del pianeta.
Noi
pensiamo che, arrivati a questo punto, un conto sia sostenere che serva più
sanità pubblica, un conto sia smontare il presupposto sul quale tutti questi
diktat si basano. E ci pare proprio che gli elementi per farlo non manchino.
Come
abbiamo cercato di dimostrare, la tendenza fondamentale del modo di produzione
capitalista alle prese con la crisi attuale di sovrapproduzione segue la logica
di accentuazione della concentrazione dei capitali, dello sfruttamento
estensivo e intensivo della forza-lavoro, della sussunzione di ogni aspetto
dell’esistenza al processo di valorizzazione del capitale (quindi anche della
salute), del condizionamento ideologico e del controllo di ogni dissenso che,
anche solo potenzialmente, tende a contrastare questa logica di massimizzazione
del profitto e del si salvino i ricchi e i potenti e paghino i poveri e gli
sfruttati.
All’inizio
di questo documento abbiamo fatto una proposta di minima su come potremmo iniziare
a muoverci di fronte a questa situazione. Chi condivide il fatto che sia
necessario un confronto e vuole provare a mettersi in gioco sarà il benvenuto.
Enrico Levoni
Massimo Franchi
Lia Giafaglione
Umberto Fazzi
Stefano Dondi
Ileano Ghidoni
Roberto Barbieri
e altri compagni
12/12/2020
(51° anniversario della strage di
Stato di Piazza Fontana a Milano)
https://zafumalien.blogspot.com/
[1] Per capire meglio il concetto, si consideri che i morti totali in Italia nel 2014 sono stati 598.364 e quelli del 2015 sono stati 647.571: ben 49.207 in più. Ma nessuno ha sollevato problemi si sorta.
[2] A metà ‘800 il medico viennese Ignàc Semmelweis, scoprì che la causa dell’elevato numero decessi tra le puerpere dell’epoca ricoverate nelle cliniche era causato dal mancato lavaggio delle mani dei medici e degli assistenti, che provocava la sepsi. Oggi sappiamo che aveva ragione, ma i suoi colleghi di allora - si badi: anch’essi eminenti scienziati, medici riconosciuti (ovvero parte dell’apparato scientifico di allora) - condussero una campagna contro il loro collega fino a farlo internare in manicomio. Ci vollero ben 40 anni affinché venissero riconosciuti i suoi meriti… postumi, ormai.
[3]
Naturalmente si tratta di personaggi che, a vario livello, fanno parte del
regime e, nella circostanza, agiscono in modo a dir poco sospetto. Dal premier
Conte, all’ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli, fino al virologo
televisivo Burioni, sono tutti personaggi molto conosciuti. Meno conosciuta ai
più è invece la figura di Andrea Crisanti, salito alla ribalda delle cronache nazionali
durante la cosiddetta emergenza coronavirus in qualità di braccio destro di
Zaia, governatore leghista della Regione Veneto. Crisanti si è reso
protagonista di dichiarazioni a dir poco terroristiche in merito alla letalità
del coronavirus. Una su tutte, 23 giugno 2020: “il prossimo autunno sarà come i
mattatoi tedeschi”. Crisanti professionalmente non nasce oggi e vanta numerose
collaborazioni internazionali. Dal suo curriculum vitae, pubblicato online,
apprendiamo che le sue attività di ricerca sono state finanziate dalla Commissione
Europea, dal Governo USA e dalla famigerata Bill & Melinda Gates
Foundation. Quest’ultima in particolare ha girato a Crisanti ben 5 milioni 150
mila sterline. Il DARPA, agenzia del dipartimento di Difesa Militare degli USA,
gli ha girato invece 2 milioni e 600 mila dollari. Sempre leggendo il suo
curriculum, si può notare che il suo principale interesse scientifico consiste
nelle tecniche di manipolazione genetica e non compare alcuna specializzazione
in virologia, eppure parla dalla mattina alla sera di coronavirus… Stiamoci
attenti, la sua ultima uscita sui vaccini, apparentemente ispirata al comune
buon senso, in realtà potrebbe essere un modo per alzare il prezzo della sua
collaborazione al programma di vaccinazione di massa. Così come potrebbe essere
un modo per favorire qualche competitor di Pfizer. Ovviamente saremmo felici di
sbagliarci e di poter annoverare Crisanti tra i nuovi esponenti pubblici a
sostegno della libertà di scelta individuale nelle cure mediche.