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venerdì 11 dicembre 2020

Covid19: due schieramenti nel movimento comunista


Da quando è iniziata la cosiddetta pandemia da Covid19, nel movimento comunista si sono presentati due schieramenti marcatamente distinti. Uno, di gran lunga maggioritario, ritiene che la pandemia sia effettivamente tale, che i dati che vengono forniti dai governi borghesi tramite i loro apparati tecnico scientifici e i loro mezzi di propaganda siano reali e anzi, alcuni sostengono, addirittura sottostimati in merito alla gravita degli effetti del virus, alla sua diffusione e al numero di decessi da esso provocati. L’altro schieramento, decisamente minoritario, mette in dubbio la veridicità di questi dati e la validità dei metodi e dei criteri per mezzo dei quali essi vengono prodotti e diffusi.

Tale divisione non è di poca importanza perché sulla base dell’una o dell’altra posizione le organizzazioni e i singoli compagni si mobilitano in misura differente, a volte radicalmente differente. Il contenuto del lavoro di propaganda e di formazione/informazione rivolto ai lavoratori e alle masse è differente tra uno schieramento e l’altro e quindi differente è la mobilitazione che da questo lavoro deriva. La stessa lettura che viene fornita a proposito delle concezioni e del ruolo nella lotta di classe proprie del nostro nemico sono diverse. Diverso anche il metodo di lavoro organizzativo. Non è insomma una mera questione di lana caprina.

Non di poco conto è anche il fatto che gran parte del primo schieramento battezza il secondo come una schiera di negazionisti, accostandolo quindi offensivamente ai neonazisti che negano l’olocausto (shoah).

Nonostante ciò noi pensiamo che sia un problema interno al movimento comunista (e non solo) e che il suo superamento sia utile per lottare con maggiore efficacia contro il comune nemico di classe.

Chi scrive “appartiene” (il termine è una forzatura perché non esiste nessun presupposto organizzativo, ma è per intenderci) al secondo schieramento. Vogliamo quindi porre una premessa che ci auguriamo possa servire a superare l’atteggiamento settario e distruttivo, derivante dal metodo che riteniamo sbagliato di battezzare chi non concorda con le tue opinioni con termini utili solo a stroncare il dibattito, anziché promuoverlo. Non siamo negazionisti: riconosciamo che esiste un problema di salute pubblica che si manifesta in gran parte del mondo e che la gravità di questo problema è accentuata dall’epidemia influenzale iniziata alla fine del 2019, battezzata poi Covid19. Quello che non riconosciamo è il sistema di valutazione del problema specifico (questa epidemia influenzale), le misure che la maggior parte dei governi borghesi continua a mettere in campo per “farvi fronte”, cosa esse significano e come contrastarle.

Noi crediamo altresì che tra i nostri due schieramenti non vi sia un disaccordo sostanziale in merito al fatto che i governi borghesi

1.      sono trent’anni che smantellano il servizio sanitario in tutte le sue forme, favorendo la privatizzazione, lasciando deteriorare le strutture pubbliche, creando di fatto una sanità per ricchi e una (indecente) per i poveri, creando una situazione che, in contingenze come questa, provocano ancora più vittime;

2.      non fanno fronte adeguatamente al problema sia sanitario che economico generato dalle misure da loro stessi imposte in questa fase e dalle caratteristiche del sistema capitalistico;

3.      ne approfittano per mettere in campo (nella speranza che possano essere poi mantenute) misure più stringenti di controllo e misure di ulteriore limitazione delle libertà di espressione, di movimento, di organizzazione e di lotta dei lavoratori e delle masse;

4.      che da questa “ristrutturazione” ne possano derivare grandi utili (economici e di influenza politica) per una parte dei maggiori gruppi imperialisti del pianeta, a discapito dei lavoratori e degli altri elementi delle masse popolari che per campare sono costrette a lavorare (partite iva, artigiani, lavoratori autonomi, piccole aziende, ecc.).

Fatta questa premessa entriamo nel merito delle divergenze contando che altri compagni o organizzazioni diano il loro contributo per approfondire il tema ed individuare una possibile unità di lotta.

 

 

Questioni di metodo: la lotta di classe non va in lockdown

Chiunque voglia opporsi nei fatti, non solo a parole, contro il sistema capitalista, deve accettare il fatto di essere in guerra contro la borghesia, che è la classe che personifica questo sistema. Se non concepiamo il nostro ruolo in questi termini siamo destinati alla sconfitta. Sminuire la portata della lotta di classe in corso è tradire gli interessi, prima ancora che le aspettative, di tutti gli sfruttati del mondo. Ci piaccia o meno bisogna chiamarla e vederla come una guerra: di fatto questo è.

Intorno alla fine degli anni ’80 Altan fece una vignetta in cui l’operaio Sbison dice all’operaio Cipputi: «Cippa, la lotta di classe è finita» e Cipputi risponde: «Bisogna dirlo all’Agnelli, che non continui, all’oscuro di tutto». Questa vignetta rappresenta bene l’errore nel quale corriamo continuamente il rischio di cadere quando tendiamo, anche inconsapevolmente, a vedere la borghesia come una classe che “ogni tanto” è superpartes. Cipputi ci mette in guardia: se smettiamo noi di combattere questa guerra, il nostro nemico continuerà a combatterla… e vincerà.

Ma cos’è una guerra in fin dei conti? Una guerra non è solo fuoco e mitragliatrici: è anche gioco di potere, alleanze, imbrogli, falsità profuse a piene mani al fine di disorientare, distrarre, indebolire il nemico. In questo la borghesia è maestra. Ha strumenti ed esperienza per ottenere il grosso dei risultati combattendo sul campo “non cruento” dello scontro. Per esperienza la borghesia ha capito che scendere sul terreno dello scontro aperto significa correre il rischio di perdere tutto. La Rivoluzione d’Ottobre, la Rivoluzione Cinese, la stessa Resistenza al nazifascismo e tutte le altre vittoriose lotte per la liberazione dal giogo capitalista glielo hanno insegnato. Molto meglio per la borghesia, fin che può permetterselo, adottare la controrivoluzione preventiva, con tutto il suo arsenale di distrazione di massa, di inquinamento della realtà, di controllo e di condizionamento delle coscienze e di repressione mirata contro le teste calde più o meno organizzate, prima che si trasformino in un problema più serio.

Questo però non significa che oggi la borghesia sia una classe che scenda a più miti consigli, che non sia disposta a fare di tutto per difendere i propri interessi, anche le cose più subdole. Quanti massacri si stanno perpetrando nel mondo in nome del profitto? Quanti morti di fame, di guerra, di malattie curabili ci sono ogni giorno nel mondo proprio a causa delle manovre che la borghesia mette in campo per tenere a galla il suo odioso sistema? Milioni, ogni giorno milioni! Pensate che solo per fame (non per una malattia ancora non curabile! Ma per fame!) ogni giorno muoiono circa 12.000 persone di cui 8.000 bambini. Ogni santo giorno del cazzo muoiono 8.000 bambini! Perché non hanno un merdoso pezzo di pane che noi a volte buttiamo pure nella spazzatura perché si è fatto secco. Vuol dire la bella cifra di 4.380.000 persone ogni anno!

Allora, cari compagni, entriamo pure nel merito di un altro epiteto (stavolta fortunatamente meno offensivo) che viene attribuito a chi mette in dubbio i fondamenti che di questa epidemia la borghesia sciorina ogni minuto sui media. Siamo complottisti? A che serve accusarci di complottismo? Non è forse come fare il coro con Sbison sulla fine della lotta di classe?

 

 

A proposito dell’accusa di complottismo

Non siamo nemmeno complottisti. La borghesia, a nostro avviso, non è una classe bella unita e compatta che procede in file ordinate contro di noi; che ordisce piani e complotti ben studiati a tavolino per attuare i suoi interessi. Ben inteso: fa anche questo ma non solo e nemmeno principalmente e soprattutto non lo fa compattamente. La borghesia è invece una classe divisa al suo interno. Anzi: spesso sono proprio le battaglie combattute tra le varie sue fazioni l’una contro l’altra che arrecano i danni peggiori all’umanità: dal massacro di innocenti, alla devastazione del pianeta, alle guerre. Non è quindi una classe in grado di fare grandi piani in favore dei suoi complessivi interessi come fosse un unico organismo. Però è una classe composta da elementi (singoli individui, élite, governi, lobby di potere, organismi repressivi, di propaganda, di controllo, ecc.) che hanno sufficiente esperienza per coordinare in una certa misura delle risposte quasi “automatiche” a certe situazioni.

Nella repressione, ad esempio ed in particolare contro il movimento comunista, esiste un ben rodato sistema che vede una buona sincronia tra i soggetti, gli apparati, le strutture di cui il sistema borghese di gestione della società e di difesa degli interessi dei padroni è dotato. Ad esempio non c’è bisogno che due padroni si mettano d’accordo per vederli schierati tutti e due come un sol uomo contro i loro rispettivi operai che lottano per difendere i loro diritti. C’è un istinto di classe che li guida!

Il modo di produzione capitalista attuale non è lo stesso di 100 anni fa. Lo sviluppo imperialistico non consiste solamente nell’estensione del dominio del capitale su tutto il pianeta, ma anche della accresciuta capacità della borghesia di “amministrare” in una certa misura i propri interessi a dimensione globale, pur permanendo le divisioni al suo interno. “La concatenazione della funzione strategica imprenditoriale con i modelli decisori istituzionali dà vita ai processi comunicazionali devianti. Si tratta di veri piani esecutivi con fasi di controllo, che si riversano sui lavoratori e sulle soggettività presenti sul territorio, caratterizzando la nuova fase di gestione del capitalismo, ormai orientata al dominio tecnico-sociale dell’intero corpo sociale in un ambito di competizione globale totalizzante.” L. Vasapollo, Trattato di economia applicata, pag. 20, ed. Jaca Book 2007.

Non c’è bisogno che la borghesia tutta si sieda a tavolino e prepari un piano “Covid19”: è sufficiente che una fazione molto potente prenda l’iniziativa, che alcuni soggetti e istituzioni colgano l’occasione, anche in modo scoordinato e che altri si accodino (perché la borghesia ha egemonia culturale), affinché una reale e forse un po’ più grave epidemia influenzale risulti un’ottima occasione per volgere la partita a favore di alcuni soggetti sociali e a danno di altri. Carpe diem!

Proprio come per noi viene spontaneo schierarci dalla parte degli operai e contro i padroni anche istintivamente, prima ancora di conoscere la materia specifica del contendere. Sono gli anni di esperienza di lotta che ci insegnano come vanno di solito le cose.

A volte però possiamo prendere delle cantonate. E questa è a nostro avviso una di quelle volte. Ora però non è che noi “negazionisti” accusiamo voi compagni del primo schieramento di essere dei borghesi o dei padroni solo perché, involontariamente, gli fate da megafono su un tema così rilevante. Noi guardiamo la realtà con la lente dell’analisi di classe: dalla parte degli sfruttati eravate prima e da quella parte volete ancora essere. Ma non sempre si imbocca la via giusta e a volte è necessario discutere più a fondo i problemi senza sparare sentenze che minano il dibattito e favoriscono solo il nostro comune nemico (a proposito dell’accusa di complottismo si veda anche più avanti il capitolo Cos’è la scienza).

 

 

Come affrontare le divergenze tra i due schieramenti?

Prima ancora di addentrarci nell’analisi dei dati e delle contraddizioni dichiariamo subito cosa secondo noi bisognerebbe fare per affrontare la situazione attuale almeno in termini di chiarimento e confronto interno al fronte anticapitalista (l’analisi dei dati serve a sostegno di questa proposta):

1.      non fidarsi del nostro nemico e prendere sempre come probabilmente falso quello che dice. In fondo sappiamo bene che esso fa ben di peggio che raccontare balle!

2.      sviluppare un’analisi concreta della situazione concreta basata sui dati di cui siano dichiarate le fonti, individuando canali differenti e dando ascolto soprattutto a quelli che, per quanto ne sappiamo, non sono controllati direttamente dal regime;

3.      sviluppare un dibattito tra compagni, comitati, organizzazioni che tenga conto dell’analisi di cui al punto 2 e che miri anche ad una effettiva verifica di quanto raccolto;

4.      indicare ipotesi realistiche di possibili sviluppi della situazione e quindi definire il che fare, muovendosi anche su terreni diversi stante la diversità di approccio che caratterizza comunque ogni soggetto disponibile al confronto.

 

Entriamo ne merito dei dati.

Anche se non siamo ancora esperti, anzi: proprio perché non siamo ancora esperti, dobbiamo dare ascolto alle mille voci dissonanti rispetto al mainstream borghese. Perché è più probabile che tra quelle voci vi sia qualcosa di più corrispondente al reale. La borghesia, con i suoi governi, i suoi apparati, i suoi servi si adopera per far passare una visione adatta agli interessi suoi.

Riportiamo qualche dato fornito dallo stesso regime (a dimostrazione della contraddittorietà delle regole imposte). A fine aprile 2020 scrivemmo una lettera che analizzava la situazione in quel momento e sollevammo un problema al quale nessuno nell’ambito del movimento comunista diede una risposta. Allora dicevamo:

“Stagione influenzale 2014/15 in Italia oltre 20.000 morti; stagione influenzale 2016/17 quasi 25.000 morti. Sono due cifre significative che dimostrano, se sono vere, che la pandemia è una montatura. Perché tre anni fa e due anni fa non c’è stato il lockdown e quest’anno già quando eravamo a 4000 morti lo hanno imposto? Allora non ce ne fregava un cazzo dei morti e oggi siamo diventati ipersensibili? I 25.000 di oggi valgono di più dei 25.000 del 2017? Se i morti di oggi diventeranno 30.000, cioè 5.000 in più del 2017, perché la differenza di 5.000 morti tra le epidemie influenzali 14/15 e 16/17 non ha portato al lockdown di quest’anno?

Sarebbe importante capire cosa c’è di vero in questi dati, dato che la “pandemia” sta sconvolgendo la vita di milioni e milioni di proletari, poveri, migranti, ecc. ecc. Se anche non ho i mezzi per dimostrare se è vera o no, devo pur tener conto che la fonte di questi dati è la stessa (ISTAT) che oggi mi dice che “siamo arrivati alla terribile somma di 25.000 morti con il Codiv19”. Quand’è che ci raccontano una balla? Perché basiamo la nostra attività sulle balle che ci raccontano?”

 

 

A che punto siamo ora con il procedere dell’epidemia da Covid19?

Rispetto all’analisi del primo periodo (la “prima ondata”) i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità (attraverso il suo portale Epicentro https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-decessi-italia sembrerebbero ora giustificare maggiormente le preoccupazioni del primo nostro schieramento. Oggi abbiamo superato i 60.000 decessi: non sono cosa di poco conto. Queste cifre si riferiscono però ad un periodo che va ben oltre quello che viene adottato per ogni epidemia influenzale. Qui siamo già nell’anno successivo di riferimento. Siccome nel 2016/17 abbiamo visto che i decessi attribuibili alla epidemia influenzale di quel periodo sono stati 25.000, va da sé che se a febbraio/marzo ci fermeremo alla cifra di 70.000 ci troveremmo di fronte ad un aumento di decessi per influenza del tutto paragonabile all’aumento che vi fu tra il 2014/15 (15.000) e il 2016/17 (25.000), ovvero 10.000 in più ogni anno; aumento rispetto al quale nessuno sollevò alcuna preoccupazione di sorta. Anche in questo caso si tratta di morti di serie A e di morti di serie B?[1] Inoltre bisognerebbe pur prendere in considerazione il fatto, ormai arci noto, che improvvisamente si muore solo per Covid19 e quindi questi dati sono palesemente gonfiati. Vai in ospedale per una qualsiasi patologia e ti fanno il test PCR (il famoso tampone): se risulti positivo (cioè se ti riscontrano una qualsiasi traccia riconducibile ad un qualsiasi coronavirus, perché è questo che rileva il PCR!) e poi muori a causa di altre patologie, entri comunque nell’elenco dei decessi Covid19.

In ogni caso, osservando gli Indicatori Demografici ISTAT le cause principali di decesso in Italia (gli ultimi dati aggiornati disponibili sono relativi al 2017, su un totale di morti pari a 640.480) è legato a malattie del sistema circolatorio. Tra ischemie, infarti, malattie del cuore e cerebrovascolari muoiono più di 230.000 persone all’anno. In seconda posizione troviamo i tumori, che causano la morte di più di 180.000 persone.

I numeri tengono conto delle morti in tutto il territorio nazionale e di tutte le età:

Decessi per tipo di patologie in Italia nel 2017:

malattie del sistema circolatorio: 230.283

tumori: 186.495

malattie del sistema respiratorio: 52.905

malattie del sistema nervoso: 30.404

malattie endocrine e metaboliche: 29.199

disturbi psichici e comportamentali: 24.252

cause esterne di traumatismo e avvelenamento: 24.027

malattie dell'apparato digerente: 22.782

malattie infettive e parassitare: 13.785

malattie dell'apparato genitourinario: 11.921

malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto: 3.601

malattie della cute  e del tessuto sottocutaneo: 1.399

malformazioni congenite ed anomalie cromosomiche: 1.203

complicazioni della gravidanza, del parto e del puerperio: 10 

e poi dovremmo introdurre le cause malattie iatrogene (40.000 all’anno), che non sappiamo come vengono classificate (probabilmente sono incluse nella tabella secondo la causa di morte del momento).

 

Come vengono prodotti i dati relativi all’epidemia? È un elemento importante perché su di essi si basano le scelte dei governi per stabilire chi deve chiudere, chi deve stare in casa, chi deve isolarsi dal mondo, chi deve morire senza vedere i propri cari, ecc. ecc.

L’ISS tramite il suo Epicentro fornisce settimanalmente l’aggiornamento di questi dati. Dall’ultimo rilevamento dell’11 novembre leggiamo:

L’analisi si basa su un campione di 49.931 pazienti deceduti e positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italia. […] La tabella 2 presenta le più comuni patologie croniche preesistenti (diagnosticate prima di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2) nei pazienti deceduti. Questo dato è stato ottenuto da 5.592 deceduti per i quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche.

Cioè solo di 5.592 dei complessivi 49.931 decessi è stato possibile vedere le cartelle cliniche?! Ma di che stiamo parlando? Perché mai non è possibile avere un dato minimamente dignitoso di un parametro così importante? Non vi sembra quanto meno sospetto? Eppure questi dati non vengono forniti.

Dal rilevamento, nonostante la scarsità di dati, risulta chiaro che la stragrande maggioranza (il 65,7%) dei deceduti era già affetto da 3 e più altre patologie (oppure che 84,2% era affetto da 2 o più patologie) e che l’età media dei deceduti era oltre gli 80 anni, come tutti gli anni precedenti.

Chi ha lavorato in una casa di riposo (e alcuni di noi lo hanno fatto) sa bene che quando viene l’inverno i pazienti ricoverati se ne vanno molto più facilmente. È normale: insieme alla debilitazione dovuta all’età, alla promiscuità e ad altre patologie esistenti, anche una banale influenza che ai giovani provocherebbe un raffreddore o qualche giorno di febbre per quei pazienti è invece fatale. Questo avviene anche con il Covid19.

 

A livello mondiale, ogni anno, il virus influenzale colpisce tra il 5 e il 15% della popolazione adulta, vale a dire da 350 milioni a 1 miliardo di persone. Siamo ben lontani da queste cifre, eppure guardate cosa stanno combinando i padroni… neanche questi numeri sono meritevoli di attenzione?

Sempre a livello mondiale, può essere utile dare un’occhiata ai dati pubblicati dall’OMS sulle cause di morte nel mondo durante la cosiddetta prima ondata di questo, in effetti, terribile virus. Questi sono i dati sui decessi nel mondo nel periodo 1° Gennaio - 1° Maggio 2020:

-          Coronavirus: 237.469 (età media 82 anni)

-          Suicidi: 357.785

-          Incidenti stradali: 450.388

-          Cancro: 2.740.193

-          Malattie infettive: 4.331.251

 

 

 

Alcuni altri elementi di incoerenza sospetta

È ormai sotto gli occhi di tutti - qui non c’è nessun negazionista - che le misure prese dal nostro governo al pari di quelle di tanti altri governi occidentali (diremmo meglio imperialisti) sono l’assurdità fatta legge.

Alcuni, a sostegno dell’idea che la pandemia è reale (e che è proprio una pandemia), mettono in rilievo il fatto che comunque gli ospedali è vero che si sono intasati, che i morti ci sono davvero. Quindi il governo starebbe facendo l’unica cosa possibile. Però ci sono anche tante altre voci di lavoratori della sanità, di medici, di esperti del settore che spiegano il perché. Naturalmente lo smantellamento del sistema sanitario pubblico messo in opera da oltre 30 anni è una delle cause principali. Ma non si può trascurare il fatto che oggi gli ospedali sono intasati per la campagna di terrorismo che spinge chiunque sia positivo ma asintomatico (il 95% dei positivi è asintomatico!) o abbia anche solo l’impressione di qualcosa che non va si reca al pronto soccorso.

Fin dall’inizio della “pandemia” si è sparsa a gran voce l’idea che la vera soluzione la troveremo solo quando avremo trovato un vaccino. Ma anche i poco esperti di vaccini sanno che i virus, in particolare i coronavirus che sono i tipi di virus responsabili delle cosiddette malattie da raffreddamento (compreso il banale raffreddore) non rispondono facilmente ai vaccini. Perché? Semplicemente perché questo tipo di virus, come tanti altri, mutano velocemente e già solo nell’ambito di una stessa stagione influenzale ne vengono prodotti diversi tipi differenti tra loro a partire da uno stesso ceppo. Il coronavirus, per giunta, sembra sia tra quelli che mutano più velocemente e frequentemente. Quindi qualsiasi vaccino sarebbe eventualmente utile per un virus che già non c’è più.

Infatti da quando la vaccinazione anti-influenzale è stata distribuita a tappeto, i malati e i morti di influenza non sono affatto diminuiti: sono invece aumentati! Riportiamo un caso di una RSA in cui nessun paziente era affetto dal Covid19 fino a prima di aver fatto il vaccino influenzale nell’ottobre di quest’anno. Dopo la vaccinazione oltre 60 ospiti sono risultati positivi! Quanto meno c’è anche un problema di efficacia del tampone! Cosa rileva questo tampone? Solo il Covid19 o tutta una vasta gamma di tracce di RNA tipiche di diversi tipi di coronavirus? “La seconda che hai detto!” come vari virologi e ricercatori scientifici hanno più volte documentato. Del resto è un fatto noto a tutta la comunità scientifica che l’inventore del test PCR, Kary Mullis, si è sempre raccomandato di non utilizzare mai e poi mai questi test a fini diagnostici. E’ un fatto accertato, questi test producono un alta percentuale di falsi positivi tra gli asintomatici che poi vengono presentati come “casi”.

Ma, dissentono alcuni, se fornisco di diversi vaccini il mio sistema immunitario, comunque lo rendo in grado di affrontare una vasta gamma di possibili virus futuri. Nemmeno così funziona. Anzi! Proprio bombardando il sistema immunitario con diversi virus (per quanto indeboliti) ricevo da esso una risposta che è ancora peggiore del problema che volevo risolvere. Non a caso si vanno diffondendo in modo esponenziale le malattie autoimmuni. Il nostro sistema immunitario reagisce in modo sempre più indiscriminato, attaccando anche cellule sane del nostro organismo (in proposito segnaliamo un interessante articolo pubblicato su Panorama del 2 dicembre scorso Se dietro il Vaccino (anche del Covid) ci sono i feti).

Perché ridurrebbe il rischio di contagio mandare tutti a far la spesa al supermercato e non, invece, nei singoli negozi, sparsi sul territorio su un’area ben più vasta? Consideriamo pure che ci siano merci che il supermercato può vendere mentre i negozianti che vendono le stesse merci debbano tenere chiuso. Non sarebbe più logico lasciare aperte le piccole attività locali che permetterebbero una minore concentrazione di persone?

In fabbrica si va tutti insieme vicini vicini appassionatamente (anche nel tragitto casa lavoro) ad arricchire il padrone, ma al cinema (dove stai zitto e guardi avanti per due ore) mai e poi mai. Men che meno in teatro o nei musei, che come si sa sono ben noti luoghi dove tutti si ammassano in orge appassionate scambiandosi virus e batteri come segni di pace!

I medici di base non andavano (e ancora non vanno) a casa dei pazienti che così sono costretti, anche solo per una diagnosi, ad andare ad intasare i pronto soccorsi.

I famosi runner, per garantire un maggior distanziamento, dovevano correre vicino a casa invece che andarsene dove cazzo gli pareva, al fiume o per le strade di campagna; così si poteva assistere ad un via vai mai visto di gente che correva intorno all’isolato passando per decine di volte negli stessi posti ed incontrando per decine di volte altri che facevano la stessa cosa nell’arco di un solo chilometro quadrato: come criceti rincoglioniti nella ruota!

Gli orari dei negozi più ristretti, che costringono così il pubblico ad un lasso di tempo minore in cui concentrare la spesa, e quindi lo costringono ad incontrare più facilmente altri compratori.

I supermercati con reparti chiusi, che limitavano quindi lo spazio di mobilità anziché estenderlo come logica fisica vorrebbe per evitare più facilmente il contatto.

Sono stati spesi 11 milioni di euro per banchi singoli, quando è ovvio che sarebbe bastato mettere un solo studente per banco doppio che già si era fatto distanziamento senza spendere un soldo.

Tutte misure, queste ed altre che qui non riportiamo, all’apparenza solo ridicole. In realtà rispondono ad interessi sia economici, sia di distrazione di massa. Il bello e il tragico della faccenda è che queste misure sono il risultato del sudore e della fatica intellettuale profusa dal cosiddetto Comitato Tecnico Scientifico! Nientepopodimeno…

 

A noi non preoccupano solo gli oltre 60.000 morti di influenza che vengono contati oggi da marzo a dicembre 2020. A noi preoccupano anche i 250.000 morti per malattie cardiovascolari, i 180.000 per tumore e tutti gli altri. È ormai scientificamente riconosciuto che il cibo di merda industriale che ci fanno mangiare, il fumo, l’alcool, la vita sedentaria, l’inquinamento, lo stress e lo sfruttamento del lavoro sono le principali cause di morte nel mondo. Eppure nessuno alza un dito per affrontare questo problema.

E ci preoccupano anche tutti coloro che a causa del terrorismo propagato e dello spostamento di impegno sanitario tutto incentrato sul covid, non hanno potuto fare analisi, interventi e/o iniziare o proseguire cure per malattie anche gravi.

Quando sarà superata questa epidemia, quanti morti di influenza saremo disposti ad accettare senza cambiare il nostro stile di vita, senza che i governi impongano delle misure restrittive e di controllo? 25.000? Sì: più o meno possono bastare, in fondo li abbiamo accettati fino ad oggi senza battere ciglio! Allora facciamo così: se il prossimo anno, alla prossima epidemia influenzale, la tendenza dei decessi si dimostrerà contenibile nella cifra di 25.000 potremo far finta di niente e vivere come abbiamo fatto fino a marzo 2019! Cinico eh? No: è quello che abbiamo fatto fino ad oggi!

Alcuni affermano che di fronte a questa pandemia prima di tutto noi compagni dobbiamo adottare disciplinatamente le misure restrittive imposte dal governo, che dobbiamo essere un esempio ma soprattutto tutelare la nostra salute di combattenti. Ma ai compagni che magari da anni fumano come turchi non diciamo nulla? Se vogliamo essere davvero coerenti dovremmo pretendere e imporre il divieto di fumare per i militanti. E a fianco di questa misura dovremmo adottare anche tutte le altre necessarie a tutelarci dai danni provocati dal cibo di merda, dall’alcool, ecc. ecc. E invece, no, prima di tutto la mascherina, che tra l’altro, come noto a tutta la comunità scientifica, non ferma alcun virus e usata così prolungatamente alla cazzo di cane fa pure male, soprattutto ai soggetti più fragili: anziani e bambini. Fa male non solo fisicamente: anche psicologicamente il danno sociale è rilevante. Prima riusciamo a finirla con questa grave pantomima, meglio sarà per tutti.

E’ anche una questione di coerenza. Perché ci dovremmo difendere in modo così determinato da questa epidemia influenzale e non dovremmo fare nulla per i ben più gravi ed influenti (in termini di decessi e di peso per le strutture sanitarie del paese) problemi di salute derivanti dallo stile di vita dannoso, imposto o meno che sia?

 

 

A proposito della parola d’ordine “fare come la Cina”

Invocare come esempio di misure adeguate la Repubblica Popolare Cinese vuol dire non guardare la realtà per quella che è, confondere tempi e categorie, non guardare neanche i sentimenti delle masse popolari tutte.

Non abbiamo dati molto affidabili sulla situazione politica e sociale della Cina. Sia perché la propaganda della sinistra borghese (nei quali si sono ben distinti i partiti fratelli e cugini proprio di quello che è il partito del ministro Speranza) in questi anni ha lavorato bene sugli “errori ed orrori” dei paesi socialisti, sia perché la mancanza di forza del movimento comunista italiano ed europeo ha fatto si che venissero a mancare (o comunque fossero ridotti ai minimi termini) rapporti diretti con i paesi socialisti o eredi del socialismo, rapporti tali da riuscire ad acquisire conoscenze adeguate da contrapporre alla propaganda della sinistra borghese, tra le masse e nelle stesse nostre fila. Anche nei vari gruppi rivoluzionari i dubbi di quanto restasse di socialismo in paesi come Cina o Cuba è uno dei temi rimasti aperti. Adesso, davanti alla catastrofe capitalista, non possiamo in un batter d’occhio riscoprire tutti i lasciti del socialismo in Cina senza avere dati seri sui quali discutere.

Per quanto ci riguarda, comunque non sappiamo dire con precisione quanto si sia trasformata la Cina in senso capitalista, quanto di socialismo sia riuscita a mantenere. Quindi, quando parliamo positivamente delle misure prese in Cina per il Covid, dobbiamo dare per scontate delle cose di cui non siamo certi. Ma a parte questa parziale, ma importante, ignoranza possiamo immaginare che la Cina si sia potuta permettere queste misure stringenti perché il partito comunista che è al potere lavora per il bene e per gli interessi del proletariato, almeno in una certa misura, e perciò una buona parte delle masse popolari si fida del partito, in quanto vero loro rappresentante, e seguono le indicazioni che vengono date loro in quanto le indicazioni sono a favore del proletariato che dirige il paese.

Dando per scontata questa premessa, che ovviamente scontata non è, però non possiamo neanche accettare che si critichi il governo italiano di fare poco e male e invitarlo a fare come la Cina. La dittatura del proletariato per i comunisti è positiva non principalmente perché sia una dittatura (anzi questo è un aspetto che nell’immaginario comunista andrà prima o poi superato), ma perché è del proletariato! Quindi quella dittatura ha di positivo il fatto che in essa il proletariato ha il potere in mano e governa secondo gli interessi suoi e delle masse popolari tutte. Potremmo dire, per usare una terminologia europea e molto in voga oggi, per il bene comune.

Ma se l’Italia facesse come la Cina dovremmo auspicare (come ha tentato di fare il ministro Speranza) che il governo ci mandi la polizia in casa a controllare quante persone abbiamo a pranzo? Ovviamente non verrebbero le guardie rosse, ma la polizia di Scelba (anche se quella non esiste più è comunque la sua erede). Dovremmo invitare il governo a chiuderci tutti in casa eliminando libertà di associazione e di pensiero, compreso e prima di tutto il pensiero che vuole superare proprio il capitalismo? O a rendere obbligatoria una vaccinazione dimenticandoci che le case farmaceutiche stanno facendo affari d’oro e non gliene frega un cazzo della nostra salute; dimenticandoci che sono delle multinazionali capitalistiche assassine?

Insomma invocare misure più drastiche, come quelle adottate dalla Cina, in un paese capitalista come l’Italia vuol dire offrire le chiavi di casa nostra al nostro nemico. Vuol dire non rendersi conto che ciò che ha un significato in un paese socialista, ne ha uno del tutto diverso in un paese capitalista, cioè vuol dire saltare completamente il concetto di lotta di classe. Oppure vuol dire credere che il ministro Speranza, essendo di sinistra, addirittura di LEU, sia il “compagno” Speranza e che ci stia proponendo soluzioni per il bene delle masse popolari.  Quindi invitarlo a fare un po’ meglio, a essere più deciso, significherebbe fare leva sulla sua parte di sinistra che ci condurrà verso il socialismo? I vaccini obbligatori per tutti quindi non sarebbe la fortuna delle multinazionali ma un bene comune da proteggere (Potere al Popolo ci sta facendo su anche una raccolta firme, evidentemente PaP ci crede proprio: ci vuole il vaccino per salvarci dalla pandemia).

E ancora: la nascita delle commissioni contro la fake news non sarebbe una commissione di censura, ma l’animo buono di Speranza e del PD che ci protegge dalla cattiva informazione in nome di una scienza neutrale (ma non è la scienza al soldo del capitalismo?).

Le limitazioni ai nostri movimenti, alla nostra socialità, al diritto allo studio ecc. sono per proteggerci da questo presupposto gravisssimissimo virus influenzale e non un modo per eliminare le conquiste di libertà raggiunte seppur all’interno di una democrazia borghese?

Incitare questo governo a fare di più: più censura, più divieti, più oppressione, ci sembra un ottimo lavoro in favore del nostro nemico, che forse non ci considera più nemmeno nemici, dato il favore (nei limiti delle nostre piccole forze) che gli stiamo facendo.

Non sarebbe invece più sensato unirsi ad altri proletari, lavoratori, artigiani, intellettuali e sinceri democratici per difendere i diritti e le libertà conquistati con la Resistenza? Solo se difenderemo questi diritti si potrà procedere per andare più avanti, e fare poi come la Cina… forse.  

 

 

Cos’è la scienza?

A proposito del famigerato Comitato Tecnico Scientifico (come di ogni organismo e istituzione scientifica nella società borghese) dobbiamo aprire una questione importante: cosa intendiamo, come materialisti dialettici, con il termine scienza?

A nostro parere occorre un cambio di paradigma nel movimento comunista per contrastare la tendenza antiscientifica a prendere per buono tutto quello che viene catalogato dai media come “scienza”. Con una concezione interclassista del ruolo della scienza nella società non andremo da nessuna parte.

I comunisti adottano il materialismo dialettico (MD) come strumento per comprendere e per cambiare il mondo.  Il materialismo dialettico non è una religione. E’ una concezione del mondo basata sulla validità, da secoli dimostrata, del metodo scientifico quale strumento di indagine e di trasformazione del reale. Il MD però non si esaurisce in applicazione del metodo scientifico. Il MD da una spiegazione giusta dei processi di trasformazione del reale, afferma che è lo sviluppo delle contraddizioni il motore che determina la continua trasformazione del reale.

A fianco del MD Marx ed Engels elaborarono anche il materialismo storico (MS), che in sintesi è il MD applicato allo sviluppo delle società umane. Con il MS possiamo comprendere più chiaramente il processo di trasformazione della società, in particolare individuando la lotta di classe come elemento fondamentale di ogni trasformazione, da quando si è determinata la divisione in classe agli albori della nostra storia e perdurante tutt’ora.

Quindi, da comunisti, dobbiamo sempre avere presente che l’analisi dei fenomeni che riguardano la nostra società, il modo di produzione capitalistico, non possono essere compresi se non dando una risposta alla domanda “cui prodest?”, quale classe trae vantaggio da un determinato processo di sviluppo? Quale classe trae vantaggio dal diffondersi di una determinata concezione o visione delle cose che ci circondano e ci riguardano? Tutto questo vale per ogni ambito delle attività umane, compresa la ricerca e la sperimentazione scientifica.

La scienza non è un mondo a parte. L’ambito scientifico è composto da individui, società, istituti, strutture e sovrastrutture (per brevità chiamiamolo apparato scientifico) sottoposte alla stessa legge che il materialismo storico ha individuato: anche nel mondo della scienza vige la lotta di classe, non esistono interpretazioni scientifiche non soggette alla lotta di classe. Questo non significa che non vi siano leggi assolutamente valide per un determinato contesto di applicazione. Significa però che anche l’apparato scientifico di ogni paese e complessivamente del mondo intero è storicamente determinato, cioè anche su esso agisce il procedere della lotta di classe, e quindi anche gli interessi di classe (il cui prodest di cui sopra).

E ogni struttura del modo di produzione capitalista che si occupa di veicolare la conoscenza fa gli interessi della borghesia perché, come ci insegna anche L. Vasapollo “L’inquadramento crescente degli organismi strutturati specificamente per potenziare la generazione di conoscenza (università e centri di ricerca) fa già parte integrante delle relazioni industriali e trasforma i propri lavoratori pensanti in salariati sottomessi direttamente ad una relazione capitalista, obbligati ad orientare il proprio pensiero e la propria coscienza alla produzione di sapere suscettibile di rapida mercificazione o, se fanno parte di istituzioni pubbliche, eredi dell’istituzione medievale della libertà di cattedra, sottomessi ad una serie di pressioni e condizionamenti (finanziari, politici, mediatici, di carriera) affinché il loro lavoro di produzione di conoscenza si adatti alle necessità dell’accumulazione del capitale.” (Vasapollo, Prefazione al Trattato di economia applicata, pag.XXXIII, Jaca Book 2007).

Su cosa basiamo la nostra conoscenza?

Quando dai mass media ci giunge la notizia che “il popolo venezuelano si rivolta contro Maduro reo di aver provocato, in continuità con Chavez, il peggioramento delle condizioni di vita delle larghe masse”, noi giustamente non è che prendiamo la notizia per oro colato, anzi: ci diamo da fare per dire come stanno realmente le cose, basiamo la nostra controinformazione su quanto le nostre conoscenze storiche e le nostre relazioni internazionali ci permettono di affermare, denunciamo il tentativo dei paesi imperialisti di bloccare e far fallire l’esperimento di emancipazione dal capitalismo che il popolo venezuelano sta sostenendo, ecc.

Noi ci comportiamo in questo modo perché sappiamo che la lotta di classe si compone molto spesso di notizie false propagate da chi detiene il controllo dei mass media, notizie la cui diffusione favorisce gli interessi della borghesia e ostacola quelli del proletariato. Noi ci chiediamo: cui prodest?

Quando ci giunge la notizia, attraverso i mass media, che è stato scoperto un modo per curare una malattia, la prima cosa che dobbiamo fare è chiederci: sarà davvero così? Quali effetti sulla vita del proletariato avrà lo sviluppo della scoperta? Quali conseguenze ha per la lotta di classe in corso? A chi giova questa scoperta? Cui prodest?

Se non ci poniamo queste domande noi comunisti non svolgiamo il ruolo che abbiamo scelto di svolgere, non ci schieriamo dalla parte della nostra classe, dalla parte del proletariato. Citando ancora L. Vasapollo “Oggi, nell’attuale fase della competizione globale capitalista, vi è la propensione ad assoggettare il mondo completamente, sotto ogni dimensione non solo economica, in ogni campo dell’umano, alla configurazione dell’impresa e del profitto, e chi ne subisce le maggiori conseguenze è l’individuo singolo e sociale, che si lascia omologare senza opporsi, rinunciando alla sua libertà e personalità: cosa forse ormai scontata, poiché quotidianamente si ricevono stimoli a farsi massa omologata, ad assimilarsi all’impero del capitale.” (Vasapollo ivi, pag.7).

L’atteggiamento passivo di fronte alle dichiarazioni di supposti indiscutibili “scienziati” che vengono spacciati per luminari, che spesso sono anche direttamente al soldo delle lobby farmaceutiche, che vengono presentati dai media come gli unici veri scienziati, che si arrogano il diritto di radiare dagli albi i loro concorrenti, è un atteggiamento che ci fa abdicare al nostro ruolo. Ma anche quando tali scienziati hanno fatto onestamente e in relativa autonomia - che è sempre relativa l’autonomia di uno scienziato che opera nel modo di produzione capitalista - il loro lavoro, non è detto che 1. quanto hanno scoperto sia indiscutibile, 2. quanto hanno scoperto sia solo un vantaggio per il proletariato, 3. non vi siano altri scienziati altrettanto onesti che hanno posizioni divergenti.

Da una parte il metodo scientifico, lo sappiamo, trova il suo motore principale di sviluppo nel mettere in dubbio quanto fino al momento acquisito. Ad esempio oggi sappiamo che le teorie di Newton hanno una validità relativa, cioè sono relativamente false, valgono solo entro l’ambito ordinario dei fenomeni con cui trattiamo nella nostra esistenza “a dimensioni umane”. Indagando più a fondo la realtà abbiamo scoperto che sia il micro che il macro cosmo seguono leggi differenti, che contraddicono quelle scoperte da Newton. Le leggi della relatività generale e ristretta e della meccanica quantistica sono un passo avanti nella scoperta delle leggi che governano il mondo.

Dall’altra parte Galilei venne condannato e costretto dal potere costituito a ritrattare le sue teorie valide. Oppure possiamo considerare il caso del medico Semmelweis la cui scoperta venne riconosciuta solo postuma.[2]

Nell’ambito scientifico la lotta per affermare determinate concezioni non è una lotta tra gentiluomini che credono fermamente nel principio “vinca il migliore”. Essa è una lotta all’ultimo sangue (antagonista) per affermare le concezioni che favoriscono l’una o l’altra classe. Quindi non solo gli scienziati che vogliono svolgere onestamente il loro lavoro, ma ancor più noi comunisti dobbiamo assumere un atteggiamento critico verso tutto quanto prodotto dall’apparato scientifico della società capitalista.

La scienza non è neutra. Se in Tv ci dicono che Burioni ha affermato che i vaccini sono sicuri e indispensabili, oppure che è in corso una pandemia alla quale non si può che rispondere con le misure che il governo (borghese) decide, noi dobbiamo mettere in dubbio queste affermazioni e sviluppare in modo il più possibile autonomo le nostre ricerche e le nostre valutazioni e proposte. Ci sono ormai centinaia di scienziati, molti di fama mondiale, che hanno posizioni differenti o opposte a quelle dei cosiddetti esperti di regime. Come minimo dovremmo ascoltarli, valutarne la validità e studiare le loro teorie e le loro scoperte per interpretare la realtà, più di quanto facciamo con gli “esperti” di regime. Se non altro, proprio perché sono avversati dal regime, dovrebbero metterci una pulce nell’orecchio.

Da un articolo di Angelo Baracca pubblicato sulla rivista Contropiano il 25 settembre scorso leggiamo:

“[…] viene cancellato con un colpo di spugna l’intensissimo lavoro di ricerca e di elaborazione che a partire dai primi anni Settanta uno stuolo di compagn* eseguì, sviluppando – anche con aspri scontri con gli ambienti accademici (anche di sinistra), ma non solo – dall’impostazione del materialismo storico, che Marx aveva efficacemente applicato alla critica dell’economia politica, criteri idonei ad analizzare in modo politicamente pregnante i legami fra il processo di elaborazione della scienza e il contesto economico sociale, cioè di classe.

È vero che purtroppo oggi non sembra essere rimasto molto di quell’intensissimo impegno, perché nel senso comune (e non solo nell’attività degli scienziati, anche “di sinistra”) sembra avere letteralmente “sfondato” il concetto che l’attività scientifica sia nella sostanza “neutrale”, indipendente dalle vicende sociali: ma questa non è ovviamente una buona ragione per cancellare un pezzo di storia che è stata molto importante, ma soprattutto i suoi risultati molto concreti e attuali.

Siamo pienamente d’accordo.

Facciamo un banale esempio, tanto banale che nessuno è ancora riuscito a darci una spiegazione seria del perché il metodo di vaccinazione adottato dal regime funziona come funziona (cioè non funziona!). Vi siete mai chiesti quale fondamento scientifico ha il fatto di vaccinare a pochi mesi un bambino iniettandogli 6 o 10 vaccini contemporaneamente e per ben 3 volte solo nel primo anno di vita? Dal punto di vista medico è un’aberrazione, non ha alcun senso, se non quello di risparmiare tempo e denaro. Anche supponendo che i vaccini siano perfetti e che non contengano porcherie, che la loro efficacia e la loro indispensabilità sia indiscutibile (tutte cose in realtà ancora da dimostrare e messe in serio dubbio da numerosi esperti), conoscendo il funzionamento di formazione del sistema immunitario di un neonato, che senso ha iniettare così presto e tutti contemporaneamente 10 vaccini? Non sarebbe più logico, come si fa con ogni farmaco, testare un vaccino alla volta e verificare se tutto procede bene prima di iniettarne un altro? Se non abbiamo, come fino ad ora pare, una risposta a questa domanda, abbiamo l’obbligo di mettere in dubbio e combattere questo metodo, che di scientifico ha solo il profitto per le case farmaceutiche e il controllo della popolazione! Oppure ci schieriamo con la Lorenzin?

Il nostro atteggiamento passivo e suddito (“non sono uno scienziato e quindi non posso metter verbo”) è un grave danno alla causa del proletariato. Noi siamo in grado di dire la nostra su tante questioni: politica, economia, sociologia, ecc. ma nel campo scientifico (e in particolare in quello medico) non possiamo dire nulla. Chi l’ha detto? Perché lasciamo che il nostro nemico di classe faccia il bello e il cattivo tempo anche in questo campo?

Noi comunisti (e più in generale chiunque riconosca la necessità di superare la dittatura borghese) abbiamo il dovere di indagare, di farci un’opinione il più possibile autonoma da quella che la borghesia vorrebbe far prevalere e dobbiamo difendere chi, anche se non schierato con noi, si batte per far valere le posizioni scientificamente più avanzate. “Ma come possiamo dire che sono quelle le più avanzate?” obietteranno alcuni. Allo stesso modo in cui affermiamo che il socialismo è un sistema economico e politico più avanzato di quello capitalista!

Dobbiamo studiare, indagare, fare inchiesta, mobilitarci e mobilitare per avere una visione autonoma della realtà. Se non facciamo questo sosteniamo la borghesia, perché in guerra - e la lotta di classe è una guerra - se non combatti il nemico lo sostieni.

 

 

Quali cambiamenti sono in corso nel campo della ricerca scientifica nel mondo attuale?

La domanda è di troppo grande portata per essere tratta qui. Serve solo come spunto per avviare un ragionamento. La crisi del modo di produzione capitalista in corso sta sconvolgendo ogni ambito della società e tale sconvolgimento andrà via via accentuandosi man mano che le contraddizioni si faranno più acute. La lotta di classe si acuisce anche nell’ambito della ricerca scientifica.

Allora, compagni, bisogna che apriamo gli occhi e ci mettiamo seriamente su una posizione critica e indipendente per capire cosa succede e come far fronte a questo tentativo di renderci ancora più succubi del sistema borghese. Tra l’altro per quanto concerne l’affaire coronavirus si tratta veramente di questioni facenti parte dell’A-B-C della scienza medica. Non occorre un grandissimo sforzo, una volta liberata la mente dal condizionamento operato dai mass media e dalle istituzioni borghesi.

Cui prodest? Milioni di lavoratori autonomi e piccole imprese chiuderanno e ancor più milioni di lavoratori si troveranno in una condizione disperata, ancor più disponibili a farsi sfruttare e controllare per un salario da fame e in condizioni ben peggiori di quelle già pessime di oggi. Mentre le grandi concentrazioni di capitali faranno incetta delle macerie a buon mercato che gli autonomi e le piccole imprese lasceranno sulla loro strada. D’altra parte è una fondamentale legge imperialista quella della concentrazione di capitali nelle mani di pochi. Questa “pandemia” svolge la funzione di distruggere capitali in eccesso proprio come una guerra, strumento a cui la borghesia ricorre per tentare di uscire dalle sue crisi generali per sovrapproduzione, come da anni (ma a dire il vero fin da Lenin) affermiamo.

 

Sono sempre più numerose le voci in dissenso con le posizioni ufficiali, di regime, da anni consolidate a suon di sovvenzioni delle lobby finanziarie e dei media succubi della borghesia. Non solo a livello di lavoratori sfruttati e di masse immiserite dallo sfruttamento e dalla pauperizzazione, ma anche tra gli intellettuali, tra gli scienziati di ogni settore di ricerca e applicativo. È in questo senso che riteniamo ci sia bisogno di un cambio di paradigma delle relazioni tra movimento rivoluzionario, di cui vorremmo essere avanguardia, e gli esponenti del mondo scientifico che non si schierano supinamente sotto l’ala della borghesia, quelli che non chinano la testa, che non si mettono la dignità sotto le scarpe e dicono la loro, che combattono per far conoscere i risultati del proprio lavoro. Non è cosa da poco, ci vuole del coraggio! E questi medici e ricercatori stanno dimostrando di averne. Noi comunisti dobbiamo sviluppare un’alleanza con queste persone e con il movimento che li circonda e di cui alcuni di noi fanno parte; dobbiamo studiarlo, conoscerlo a fondo, valutarlo con metodo scientifico; sostenerlo nelle sue battaglie contro le lobby finanziarie che vorrebbero zittirlo.

Non è detto che in questo movimento non vi siano anche imbroglioni e opportunisti: è normale che succeda. Ma noi non possiamo basare il giudizio in merito ad un movimento osteggiato dal regime borghese su quanto questo stesso regime sostiene. Tutto il movimento ambientalista da decenni combatte contro la distruzione del pianeta, almeno in questo campo abbiamo iniziato a costruire alleanze positive. Ma ci sono anche tanti altri ambiti sui quali non abbiamo preso posizione o, peggio ancora, abbiamo dato ragione a quanto il regime afferma, affiancandoci alla borghesia nella denigrazione e nell’occultamento, lasciando sola (o peggio ancora lasciando spazio alle forze reazionarie) quella parte di masse popolari che si oppone.

Il movimento per la libertà di scelta sui vaccini, ad esempio, sta da anni conducendo una campagna sacrosanta sul diritto di scelta, sul diritto di conoscenza di quanto viene somministrato obbligatoriamente ai nostri figli e contro questa obbligatorietà. Il solo fatto che anche giornali filo regime ammettano che molti medici sono tra i primi a non vaccinare i propri figli dovrebbe farci alzare le antenne.

Invece fino ad ora, diremmo con nessuna eccezione, il movimento comunista si schiera con la Lorenzin, con Burioni, con “Big Pharma”. Quanto ci vuole a capire che gli interessi delle case farmaceutiche (roba da 7-800 miliardi di dollari l’anno di fatturato contando solo le più importanti), proprio come avviene per tutte le imprese capitaliste, fanno i loro interessi sulle spalle delle masse popolari? E più grandi sono maggiori danni fanno. Ricordiamoci delle numerose cause e condanne a carico di tante case farmaceutiche.

 

Per non parlare poi della (legittima, diremmo noi, per quanto a volte ipocrita) resistenza a farsi vaccinare da parte di eminenti personaggi che si sono sempre dichiarati assolutamente pro-vaccini e assolutamente anti-free-vax:

Andrea Crisanti (direttore del Laboratorio di Microbiologia di Padova): “Senza dati a disposizione, io non farei il primo vaccino che dovesse arrivare a gennaio contro il Covid"."Normalmente ci vogliono dai 5 agli 8 anni per produrre un vaccino. Per questo - ha aggiunto - vorrei essere sicuro che questo vaccino sia stato opportunamente testato e che soddisfi tutti i criteri di sicurezza ed efficacia: ne ho diritto come cittadino e non sono disposto ad accettare scorciatoie". “Io sono favorevolissimo ai vaccini,  ma questi di cui si parla sono stati sviluppati saltando la normale sequenza Fase 1, Fase 2 e Fase 3. Questo è successo perché hanno avuto fondi statali e quindi si sono potuti permettere di fare insieme le tre fasi perché i rischi erano a carico di chi aveva dato i quattrini. Ma facendo le tre fasi in parallelo, uno si porta appresso tutti i problemi delle varie fasi. Quindi è vero che si arriva prima, ma poi c’è tutto un processo di revisione che non è facile da fare” (AGI – 20.11.2020).

Paolo Mieli giornalista, storico: “Lo farei subito, ma se fossi giovane e dovessi avere figli sarei più cauto. La procedura ha avuto qualcosa di sospetto, un modo di comportarsi un po' frettoloso. Se fossi in età di far figli, per prudenza, aspetterei che lo facessero le persone più anziane. La procedura ha qualcosa di sospetto", ha detto con riferimento agli annunci molto commerciali delle case farmaceutiche e ai ricchi guadagni in borsa dei loro dirigenti (La7 – 20.11.2020).

Maria Rita Gismondo, dottoressa direttrice del laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze del Polo Universitario Ospedale Sacco di Milano: “Vaccino anti-Covid a gennaio? Per ora assolutamente no». Sebbene abbia certamente intenzione di vaccinarsi, ma solo «quando ci sarà un vaccino che riterrò sicuro», sottolinea in un’intervista ad Affari Italiani. La dottoressa Gismondo, infatti, nutre forte scetticismo verso le ultime dichiarazioni del ministro della Salute Roberto Speranza, definendo la roadmap vaccinale illustrata dal ministro della Salute quasi «una soluzione magica». “I vaccini che stanno per essere approvati hanno delle prove di efficacia, da valutare nel tempo, sull’assenza di effetti collaterali acuti nel breve periodo. Ma possono indurre delle mutazioni che possono essere viste molto al di là nel tempo” (Open 3.12.2020).

Burioni del CTS, alla domanda “Se fosse disponibile subito lei si vaccinerebbe Pfizer subito?” risponde: “No, non conoscendo i dati nel dettaglio (soprattutto sulla sicurezza, pur pensando che siano incoraggianti altrimenti il CEO di Pfizer finirebbe in galera)”. Ricordiamo che Pfizer è una delle case farmaceutiche più condannate al mondo).

Pierpaolo Sileri, vice ministro della salute: “Il vaccino non lo farò a gennaio perché le dosi che arriveranno inizialmente dovranno essere riservate alla popolazione a rischio. Noi [politici al governo] non siamo più importanti di tanti altri. Io non sono più importante di un medico di pronto soccorso o di medicina generale. Quando ci saranno le linee guida sull’assegnazione delle dosi in base alla priorità del rischio, quando sarà il mio turno, lo farò” (Andkronos 26.11.2020).

Giuseppe Conte, primo ministro: “Io lo farò senz’altro perché quando sarà ammesso e distribuito sarà assolutamente testato e assolutamente sicuro. Vorrei evitare di farlo per primo perché vorrei che fosse messo a disposizione prima per le categorie più vulnerabili, più esposte…” (La7 23.11.2020).

Fate voi![3]

 

Alcuni anni fa dicevano che noi comunisti mangiavamo i bambini. La stessa classe che affermava questo dovrebbe oggi insegnarci come funziona il mondo?

Inizialmente anche noi siamo stati scettici sulla scientificità delle critiche sostenute da questi movimenti. Poi ci siamo detti: da comunisti non possiamo basare le nostre idee e le nostre azioni sul quello che sciorina il nemico di classe. Come minimo dobbiamo sviluppare un’inchiesta autonoma, il più possibile indipendente. Così ci siamo messi a leggere e studiare il lavoro di alcuni scienziati affiancati a questi movimenti (Stefano Montanari, Dario Miedico, Giulio Tarro, Luc Montagner, Stefano Scoglio, Fabio Franchi, ad esempio) e a frequentare alcune riunioni e iniziative promosse da questi movimenti. Tra il pubblico, oltre a qualche elemento proveniente o facente parte del movimento comunista, vi si trovano per lo più soggetti provenienti da esperienze molto diverse dalla nostra, ma che fanno parte delle masse popolari, che sono proletari sfruttati, che hanno problemi materiali simili ai nostri, che si arrabattano nelle stesse difficoltà, che combattono lo stesso regime che combattiamo noi. Certo, lo fanno senza magari mettere in discussione il modo di produzione capitalista nel suo complesso, senza una visione generale e strategica del problema. Ma alcuni invece una visione generale ce l’hanno e la nostra proposta di società socialista e comunista è molto più vicina alla loro visione, rispetto a quella capitalista. E comunque, ci siamo detti, ogni forza che combatte il nemico di classe principale deve essere la benvenuta nel fronte della lotta anticapitalista.

 

Noi possiamo fare dei passi avanti. Mettiamo a confronto apertamente le teorie borghesi con quelle critiche, invitiamo gli studiosi e i ricercatori più critici ad illustrare le loro teorie e le loro ricerche, proprio come facciamo quando chiamiamo i nostri esperti a chiarire come funziona l’economia. Usiamo la nostra testa, le nostre conoscenze per capire cosa è giusto e cosa è sbagliato. E quando abbiamo dei dubbi momentaneamente irrisolvibili, evitiamo almeno di dare per scontato che i padroni abbiano ragione!

Quindi compagni: il superamento del paradigma di relazione tra noi e la scienza borghese attuale dobbiamo impostarlo noi stessi: non ce lo fornirà la borghesia attraverso il suo apparato scientifico; è proprio questo apparato scientifico che dobbiamo ricusare e superare, unendoci a quanto di meglio il movimento che si oppone all’oppressione borghese sta producendo e ricavando da esso ogni elemento utile da avanzare laddove siamo ancora deboli.

 

 

Cosa ci aspetta nel futuro?

Noi non neghiamo che questo virus sia forse più “cattivo” dei suoi predecessori, ma vogliamo dimostrare che:

1.      le misure prese dai governi (sotto suggerimento dei loro comitati tecnico-scientifici) non risolvono il problema perché il problema è risolvibile, solo in una certa misura, facendo quello che non hanno fatto fino ad ora, anche se avevano promesso di farlo e anche se avevano il tempo per farlo: in tutta l’estate si potevano creare tutte le strutture necessarie (posti letto, posti in terapia intensiva, medici, pronti soccorso, ecc.) a far fronte al procedere dell’epidemia influenzale;

2.      che le ragioni per cui non l’hanno fatto e per cui impongono questo sistema di controllo e di smantellamento dell’apparato produttivo del paese, fatto di piccole imprese, artigiani, piccoli commercianti, ecc. è a tutto vantaggio delle grandi multinazionali del commercio, dell’informatica, della farmaceutica, dalle quali prendono ordini e soldi;

3.      che non è assecondando e credendo ad ogni cazzata che i nostri governi sparano che ci capiremo di più su come realmente stanno le cose e che, proprio per questo dovremmo smetterla di tacciare di negazionista, complottista e catastrofista chiunque sollevi più di un ragionevole dubbio; anche perché lo scenario ipotizzato dai “complottisti” della prima ora si è poi realizzato. Quindi, faremmo bene ad ascoltarli attentamente;

4.      contrastare il terrorismo che la borghesia profonde a piene mani, perché la paura immobilizza le masse.

 

Un cambiamento epocale in un sistema economico e politico è sempre accompagnato da un cambiamento sovrastrutturale: cioè culturale e sociale e questo cambiamento è in parte guidato e voluto e in parte è spontaneo (per questo l’accusa di complottismo è ridicola). Il cambiamento che sta avvenendo oggi sul lato sanitario è segnale di un cambiamento culturale sulla concezione dell’uomo e della sua vita. Questa tendenza a considerare la salute il bene supremo, considerando la salute come mancanza totale di malattia e sganciando l’uomo dal suo ambiente naturale - cioè dalla sua relazione con l’ambiente (virus compresi) - sta comportando un arricchimento delle multinazionali del farmaco e delle nuove tecnologie e un continuo abbandono dell’ambiente in cui viviamo: creiamo le condizioni per ammalarci tutti (vedi ad es. terra dei fuochi) e poi big pharma crea i farmaci adatti per superare questi problemi con tutte le conseguenze annesse. E’ questo il tipo di vita che  al quale le masse aspirano? Oppure questo tipo di vita è funzionale ai padroni, quelle veri, che fanno profitti su tutti gli aspetti della nostra vita?  

Sussumere totalmente l’uomo e la sua vita sotto le leggi di valorizzazione nel capitale vuol dire fare profitti da ogni aspetto della nostra esistenza, (sesso, affettività, salute), vuol dire renderci schiavi completamente asserviti al capitale. L’esempio dei brevetti del genoma umano è lampante. Ma fare profitto su qualunque aspetto della nostra vita implica un cambiamento nella mentalità, nei costumi ecc. delle masse affinché questo diventi possibile. Sono le masse che devono rinunciare a tutto (relazioni affettive, libertà di associazione, socialità, ecc.) in nome di una supposta salute senza germi e senza virus; sono le masse che in nome di una salute a tutti costi (purezza?) devono essere disposti a farsi manipolare il genoma; sono le masse che devono concepire la loro vita in modo tale che non importa se il mare è inquinato, l’aria è inquinata ecc., l’importante è fare dei parchi speciali dove puoi incontrarti con gli scampoli di natura selvaggia… magari a pagamento.

Per questo davanti alla crisi attuale è importante unire alle lotte per i diritti dei lavoratori anche la lotta contro il terrore del covid, seguendo i ragionamenti sin qui fatti (cifre, dati e incongruenze ecc.). Perché questo terrore con cui ci stanno opprimendo è funzionale a creare una disponibilità ad un cambiamento nelle nostre vite, un cambiamento che significherà consegnarci totalmente alla schiavitù del capitale.

A ben guardare ci sembra di descrivere una realtà distopica, ma non scordiamoci che quando masse intere furono disposte a perseguitare gli ebrei, ad accettare campi di concentramento, ad accettare la sterilizzazione dei disabili ecc., anche allora poteva sembrare che i più arguti parlassero di una realtà distopica e fantascientifica. Chi mai avrebbe potuto credere che di li a pochi anni dai camini dei forni crematori uscisse il fumo di centinaia di migliaia di corpi di essere umani gasati e poi bruciati perché razza inferiore? Eppure questo accadde.

E’ quindi possibile che stiamo andando verso una realtà nella quale se non ti inietti i veleni o i vaccini che big pharma e le grandi corporation tecnologiche impongono non avrai più la possibilità di viaggiare o di andare a scuola, come già avviene ora per i bambini i cui genitori non accettano di fargli iniettare dieci vaccini alla volta, contro malattie tra l’altro spesso poco aggressive. E in futuro ci verrà impedito di lavorare, di accedere a un conto in banca, di viaggiare e così via. Fantasia complottista? Noi crediamo che il nazismo ce l’abbia insegnato dove possa arrivare il capitale e dove possano arrivare le masse sottomesse ad esso.

 

Nel famigerato Comitato Tecnico Scientifico alcuni sostengono che dovremo in futuro imparare a convivere con questo virus. In realtà conviviamo da sempre con miliardi di virus e anche i muri ormai sanno che i virus mutano continuamente. Ma facciamo finta che sia come dicono loro, che quei capoccioni del Comitato Tecnico Scientifico abbiano indovinato tutto e che anche i prossimi virus siano così micidiali da provocare decine di migliaia di morti ogni anno.

Così posta la questione apre un dilemma di non poco conto.

In fin dei conti, per brutto che possa sembrare, dobbiamo dare una risposta alla domanda di cui sopra: quale numero di decessi per influenza siamo disposti ad accettare per condurre una vita “normale”? Se ci sembra brutto porci questa domanda, facciamo allora come gli struzzi: mettiamo la testa sotto la sabbia. E chissenefrega di tutti gli altri morti per fame, guerra, inquinamento, ecc. dei quali ci ricordiamo solo ogni tanto in qualche nostra bella iniziativa di denuncia delle malefatte del capitalismo.

Perché compagni, a guardare bene i comportamenti e le posizioni più diffuse nel nostro ambito politico, oggi sembra che siamo disposti a fare ferro e fuoco perché non sopportiamo i morti per il coronavirus, ma allo stesso tempo in tante parti del mondo migliaia e migliaia di oppressi danno la vita senza esitare per combattere contro chi ammazza di fame e di guerra i loro figli. Tiriamola fuori la testa dalla sabbia e con coraggio attrezziamoci concretamente per combattere più efficacemente contro i responsabili di tutto questo scempio, che sono poi i personaggi, gli organismi e le istituzioni che abitano in casa nostra (nei paesi imperialisti). Li abbiamo sotto il naso tutti i santi giorni, rispettiamo addirittura i loro diktat su cosa sia importante e cosa no per la nostra vita: nostra e di tutti gli oppressi del pianeta.

Noi pensiamo che, arrivati a questo punto, un conto sia sostenere che serva più sanità pubblica, un conto sia smontare il presupposto sul quale tutti questi diktat si basano. E ci pare proprio che gli elementi per farlo non manchino.

 

Come abbiamo cercato di dimostrare, la tendenza fondamentale del modo di produzione capitalista alle prese con la crisi attuale di sovrapproduzione segue la logica di accentuazione della concentrazione dei capitali, dello sfruttamento estensivo e intensivo della forza-lavoro, della sussunzione di ogni aspetto dell’esistenza al processo di valorizzazione del capitale (quindi anche della salute), del condizionamento ideologico e del controllo di ogni dissenso che, anche solo potenzialmente, tende a contrastare questa logica di massimizzazione del profitto e del si salvino i ricchi e i potenti e paghino i poveri e gli sfruttati.

All’inizio di questo documento abbiamo fatto una proposta di minima su come potremmo iniziare a muoverci di fronte a questa situazione. Chi condivide il fatto che sia necessario un confronto e vuole provare a mettersi in gioco sarà il benvenuto.

 

Enrico Levoni

Massimo Franchi

Lia Giafaglione

Umberto Fazzi

Stefano Dondi

Ileano Ghidoni

Roberto Barbieri

e altri compagni

 

12/12/2020

(51° anniversario della strage di Stato di Piazza Fontana a Milano)

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[1] Per capire meglio il concetto, si consideri che i morti totali in Italia nel 2014 sono stati 598.364 e quelli del 2015 sono stati 647.571: ben 49.207 in più. Ma nessuno ha sollevato problemi si sorta.

[2] A metà ‘800 il medico viennese Ignàc Semmelweis, scoprì che la causa dell’elevato numero decessi tra le puerpere dell’epoca ricoverate nelle cliniche era causato dal mancato lavaggio delle mani dei medici e degli assistenti, che provocava la sepsi. Oggi sappiamo che aveva ragione, ma i suoi colleghi di allora - si badi: anch’essi eminenti scienziati, medici riconosciuti (ovvero parte dell’apparato scientifico di allora) - condussero una campagna contro il loro collega fino a farlo internare in manicomio. Ci vollero ben 40 anni affinché venissero riconosciuti i suoi meriti… postumi, ormai.

[3] Naturalmente si tratta di personaggi che, a vario livello, fanno parte del regime e, nella circostanza, agiscono in modo a dir poco sospetto. Dal premier Conte, all’ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli, fino al virologo televisivo Burioni, sono tutti personaggi molto conosciuti. Meno conosciuta ai più è invece la figura di Andrea Crisanti, salito alla ribalda delle cronache nazionali durante la cosiddetta emergenza coronavirus in qualità di braccio destro di Zaia, governatore leghista della Regione Veneto. Crisanti si è reso protagonista di dichiarazioni a dir poco terroristiche in merito alla letalità del coronavirus. Una su tutte, 23 giugno 2020: “il prossimo autunno sarà come i mattatoi tedeschi”. Crisanti professionalmente non nasce oggi e vanta numerose collaborazioni internazionali. Dal suo curriculum vitae, pubblicato online, apprendiamo che le sue attività di ricerca sono state finanziate dalla Commissione Europea, dal Governo USA e dalla famigerata Bill & Melinda Gates Foundation. Quest’ultima in particolare ha girato a Crisanti ben 5 milioni 150 mila sterline. Il DARPA, agenzia del dipartimento di Difesa Militare degli USA, gli ha girato invece 2 milioni e 600 mila dollari. Sempre leggendo il suo curriculum, si può notare che il suo principale interesse scientifico consiste nelle tecniche di manipolazione genetica e non compare alcuna specializzazione in virologia, eppure parla dalla mattina alla sera di coronavirus… Stiamoci attenti, la sua ultima uscita sui vaccini, apparentemente ispirata al comune buon senso, in realtà potrebbe essere un modo per alzare il prezzo della sua collaborazione al programma di vaccinazione di massa. Così come potrebbe essere un modo per favorire qualche competitor di Pfizer. Ovviamente saremmo felici di sbagliarci e di poter annoverare Crisanti tra i nuovi esponenti pubblici a sostegno della libertà di scelta individuale nelle cure mediche.